Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/164

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— Ah! mormorò egli coi denti convulsivamente stretti.

Parve ancora esitare, poi si scagliò come un forsennato sull’almea afferrandola così strettamente per le braccia da strapparle un grido di dolore. Egli la scosse con furore.

— Odimi. Fathma, disse con voce rauca. Che ti feci io? Quali azioni ti usai? Perchè tu provi per me una ripugnanza così insuperabile? Perchè mi disprezzi, mi deridi, mi respingi?… Dimmelo, Fathma, perchè?… perchè?…

L’almea non rispose; ella cercò di sciogliersi da quella stretta, ma senza riuscirvi. Impallidì orribilmente.

— Tu non sai adunque fino a qual punto io ti ami? ripigliò il greco con passione furiosa. Tu non sai adunque quanto io soffersi per te, da quel giorno che tu mi apparisti a Machmudiech? Quel giorno tu mi affascinasti, quel giorno tu avvelenasti il mio sangue, mi straziasti il cuore. Ho provato torture indicibili, gelosie tremende, a segno che io mi domando come possa ancora amarti invece di esecrarti. Mi sembra di essere pazzo, ma un pazzo furioso che vive solamente per te!… Mi hai udito, o Fathma?

— Ti ho udito, rispose l’almea cupamente.

— E dunque?…

— Ti disprezzo, e più oggi che quindici giorni fa!

Il greco emise un urlo di furore e la scagliò addosso a un divano.

— Sciagurata, tu mi schianti il cuore! esclamò con straziante accento.

Si mise a girare per la stanza col volto nascosto fra le mani e i capelli irti, poi ritornò verso Fathma che si era raccolta su sè stessa come una tigre, risoluta a difendersi contro gli attacchi di quel miserabile.

— È tutto finito adunque fra noi? le chiese con voce cavernosa.

— Lasciami sola, che la tua presenza mi fa male, disse Fathma. È impossibile che io ti ami, perchè