Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/219

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— Che stupidi a sprecare polvere e palle, rispose l’altro. Buon viaggio razza di cani! Che il diavolo vostro patrono vi conduca a salvamento.

I due ribelli ruppero in uno scroscio di risa e tornarono a sdraiarsi sulle sabbie. La zattera, mercè la corrente che era alquanto forte, in dieci minuti soli oltrepassò tutte le isole occupate dai nemici. I due naviganti, persuasi ormai di non correre più pericolo alcuno, afferrarono i remi e si misero ad arrancare disperatamente, percuotendo a destra e a sinistra, senza riserbo, i coccodrilli che li minacciavano.

Alle tre di notte giungevano sani e salvi alla foce di un largo corso d’acqua, affluente di sinistra del Bahr-el-Abiad, e che ha le sue sorgenti nelle vicinanze di Sciula. Essi vi entrarono salendolo per cinque o seicento metri.

— Alt! comandò Omar. Qui non corriamo più il pericolo di venire raggiunti. Abbiamo percorso più di quindici miglia e questa distanza mi pare sufficiente per essere sicuri di passare tranquilli il resto della notte.

— Che facciamo adunque? chiese Fathma. Approdiamo?

— Mai più. Abbiamo dei leoni e delle jene sulle rive. Questa notte ci ancoreremo qui e domani vedremo cosa potremo fare. Sdraiati, padrona, e cerca di dormire.

Egli impiantò profondamente il remo su di un bassofondo, vi legò saldamente la zattera, accese il scibouk e si sedette a prua col fucile sulle ginocchia. Fathma, affranta, si sdraiò sul ponte e non tardò ad addormentarsi, malgrado i ruggiti e gli scrosci di risa dei leoni e delle jene che vagolavano sulle boscose rive del fiume.

CAPITOLO IX. — Lo scièk Abù-el-Nèmr.

Erano le quattro del mattino quando Fathma si svegliò. Il sole alzavasi allora sull’orizzonte, rapidamente, versando torrenti di luce incandescente sul