Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/242

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Fra cavalli e leoni s’impegnò una gara furiosa. I giallàba, curvi in sella, tempestavano di sferzate i destrieri e laceravano loro le carni cogli jatagan, procurando di mantenersi in gruppo serrato. Tratto tratto si volgevano indietro per vedere se i leoni guadagnavano via e scaricavano le pistole, ma le palle si perdevano altrove.

In capo a dieci minuti i cavalli, spossati dalle precedenti corse, cominciarono a rantolare e a dare segni di stanchezza. Uno di essi intoppò in una pietra e cadde balzando d’arcione il cavaliere; tre leoni si gettarono sul disgraziato e lo fecero a brani ancora prima che si potesse alzarsi per difendersi.

— Avanti! avanti! coraggio! gridò Fathma che non si smarriva d’animo. Tenetevi riuniti e spronate a sangue. Se teniamo duro i leoni ci lasceranno. Attenti agli ultimi: sferzate! sferzate!

Un grido terribile, straziante seguì la sua ultima parola. Un altro cavallo cadde trascinando nella sua caduta colui che lo montava. Altri quattro s’accasciarono e altri quattro uomini furono sbranati; un quinto precipitava di sella un momento dopo fracassandosi la testa contro un macigno.

Fathma e Omar che possedevano i migliori cavalli, visto che era impossibile salvarsi, allentarono le briglie e si lasciarono indietro gli altri che, pazzi di terrore, cominciavano a sbandarsi prendendo diverse direzioni. L’almea e il negro si diressero verso alcune colline inseguiti da una dozzina di quei terribili carnivori, scaricando di quando in quando le pistole sul più vicino di essi.

In lontananza s’udivano le grida disperate degli sbandati che venivano ad uno ad uno raggiunti e scoppi d’armi da fuoco.

— Sprona, Omar, sprona! gridò ancora una volta l’almea tempestando il cavallo coll’impugnatura dell’jatagan.

Erano giunti allora ad un trecento passi dalle colline e già credevano ormai di essere salvi, quando il cavallo di Omar rotolò a terra. Il negro si drizzò coll’jatagan in mano.