Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/304

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attruppamenti di beduini Kababich in uniforme bianca, di negri Megianin, di Aulad-el-Behr, di Hababin; ondate di Sennaresi, di Nubiani, di Arabi, di Scilucchi, di Basci-bozuk rinnegati, tutti armati chi di remington tolti agli egiziani nella sanguinosa battaglia di Kasghill, chi di moschettoni a pietra o a miccia, chi di lunghe spade dritte a due tagli, chi di scimitarre di tutte le lunghezze e larghezze, o di lancie, o di mazze, o di scuri, o di coltellacci, o di randelli ferrati.

Tutti quei guerrieri che parevano impazziti, si dirigevano di corsa verso le trincee che difendevano il campo dal lato meridionale e vi si affollavano confusamente sopra, urtandosi, atterrandosi, bisticciandosi per arrivare primi. Mille e mille domande s’incrociavano per l’aria formando un baccano assordante che veniva smisuratamente ingrossato da un furioso strepitare di noggàra1 e di darabùke, da un rullare di tamburi egiziani e da uno squillare acuto di mille bizzarri istrumenti musicali.

— Ma siete sicuri che verranno? chiedevano gli uni.

— Ma sicurissimi, rispondevano gli altri.

— Avete veduto il cavaliere che recò la notizia?

— Coi nostri propri occhi e l’abbiamo udito colle nostre orecchie.

— Hanno dunque vinto?

— Ma sì, sono vincitori.

— Ci sono prigionieri?

— Altro che! E prigionieri egiziani. Una cinquantina.

— Un centinaio.

— Un migliaio.

— Che marmellata che faremo. Li massacreremo tutti.

— E pianteremo le loro teste dinanzi le porte di El-Obeid a tener compagnia a quella di Hicks pascià.


  1. Noggàra e darabùke, sorta di tamburoni di legno scavato che vengono percossi con delle mazze.