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— Probabilmente un uomo.
— Chi?
— Il vendicativo Ahmed.
Un ruggito irruppe dal petto del beduino.
— Ah! cane! esclamò egli con trasporto furioso.
— Non offendere l’inviato di Dio, disse gravemente El-Mactud.
— Ma questo inviato di Dio ha mancato alla sua parola, mi capisci El-Mactud. Mi aveva giurato di darmi nelle mani quell’uomo vivo.
— E non te lo ha dato vivo?
— Ma colla morte nel sangue.
— Ahmed è più furbo di noi, ecco tutto.
— È più birbante.
— Zitto, non offendere.
— Sia pure, giacchè lo vuoi. Dimmi non vi è alcuna medicina che possa guarire l’arabo? Mi narrarono che parecchi uomini colpiti dall’identico male furono salvati.
— Lo narrarono anche a me, ma ci vuole un medico esperto per far uscire i filari, e nel campo non ve n’è che uno.
— Chi è?
— Ahmed, credo.
— Ma non vorrà mai fare una tale operazione.
— Certamente, poichè fu lui ad introdurre i filari nel corpo dell’arabo.
— E allora?
— Potresti parlargli. Non perderai nulla a tentarlo.
— Quanto potrà vivere Abd-el-Kerim?
— Non saprei dirtelo, ma probabilmente parecchi mesi, forse anche qualche anno.
— Andrò subito a parlare ad Ahmed. Bisogna che lo salvi.
Lo sceicco lo guardò con stupore.
— Non capisco più nulla, disse. Lo tormenti e vuoi salvarlo.
— Ho le mie buone ragioni per agire così, rispose il beduino.
— Così deve essere.