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Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/381

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luce. In pochi salti lo raggiunse, applicando, alla porta semi-sgangherata, un formidabile pugno.

— Chi va là? chiese una voce, appena distinta fra i ruggiti della tempesta,

— Aprite! urlò. Sono Medinek.

La porta si spalancò e apparve sulla soglia lo scièk El-Mactud con una scimitarra in pugno. Scorgendo Medinek egli indietreggiò mandando un grido di sorpresa e di terrore. Aveva indovinato subito che qualche cosa di grave era accaduto.

— Che hai?... perchè sei qui solo? Che è accaduto? chiese egli tutto d’un fiato, trascinandolo accanto al fuoco che ardeva in un angolo del tugul.

— Una disgrazia, El-Mactud. Notis è caduto nelle mani di Abù-el-Nèmr!

Lo scièk tirò un tremendo pugno contro la parete della capanna.

— Tu vuoi burlarti di me! esclamò egli con collera. È impossibile, non lo posso credere. Come! lui, un uomo come lui, forte e coraggioso come un leone, astuto come un serpente, cadere prigioniero! Tu sei pazzo! Tu vuoi spaventarmi.

— Ti giuro sull’Alcorano, scièk, che ho detto la verità.

La collera di El-Mactud cangiossi in profonda costernazione. Il suo volto divenne cenerognolo e la sua fronte si corrugò.

— Tu giuri, mormorò egli con voce tremante. Ma come si lasciò prendere? Di’ su, narra, che sono sui carboni ardenti. B’Allai! Sono tutto scombussolato!

Medinek non si fece pregare. Egli gli raccontò per filo e per segno ogni cosa. La conversazione tenuta fra Abù-el-Nèmr ed il suo compagno, il luogo ove essi avevano nascosta la donna tanto cercata da Notis e infine la presa di quest’ultimo.

— Ma allora è perduto! esclamò lo scièk quando ebbe tutto udito.

— Lo credo anch’io.

— Che hanno fatto del mio povero amico?