Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/406

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Il greco a quell’intimazione si volse digrignando i denti. A cinquanta passi da lui stava Abù-el-Nèmr col fucile spianato, circondato dai suoi guerrieri.

— Maledizione! gridò il greco che comprese d’essere irremissibilmente perduto.

Con un rapido gesto sguainò l’jatagan e lo puntò sul seno dell’almea gridando ad Abù:

— Se non ti fermi la uccido!

Nell’istesso istante Omar sbucava da una macchia di bauinie slanciandosi verso il miserabile. Cinque negri lo seguivano armati fino ai denti.

— Ah! cane! gridò lo schiavo tendendo la dritta armata di revolver.

Quattro detonazioni scoppiarono l’una dietro l’altra. Il greco girò due volte su sè stesso, stravolse gli occhi, un getto di sangue gli sgorgò dalle labbra e piombò a terra bestemmiando.

— È morto! esclamarono i guerrieri accorrendo.

Omar in pochi salti lo raggiunse. Il morente si agitava ancora stringendosi furiosamente al petto Fathma e macchiandola di sangue.

— Mi riconosci? gli chiese il negro.

— Sii... maledet...to! mormorò Notis.

Il negro gli appoggiò la canna del revolver alla fronte e con un quinto colpo gli fece saltare le cervella.

— Ora sono vendicato! esclamò.

Gli strappò dalle braccia la sua padrona, l’adagiò sulla fine sabbia, e le si inginocchiò accanto esaminandola attentamente.

— Vive? chiese Abù-el-Nèmr con profonda emozione.

— È viva, rispose Omar. Fra pochi minuti ritornerà in sè.

Abù-el-Nèmr respirò e si terse un freddo sudore che grondavagli dalla fronte.

— Povera donna, mormorò egli. Che tu possa essere alfine felice.

Una nube oscurò la sua fronte e i suoi sguardi s’intenerirono. Quell’abbronzato volto, di solito così aperto e fiero divenne triste, cupo.