Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
72 |
verso Notis dicendogli sempre colla più squisita cortesia:
— E ora, mio caro amico, sono a tua disposizione.
— Sai di che si tratta? chiese Notis.
— Takir tutto mi disse.
— Sei tanto coraggioso da imprendere questa guerra contro Abd-el-Kerim?
— Odimi, amico, disse lo sceicco con orgoglio. Un giorno dodici Egiziani mi assalirono e io li ammazzai dal primo all’ultimo portando le loro teste al mio marabuto che le mostrò all’intera tribù; un altro giorno sorpresi una famiglia di Arabi miei nemici, addormentata nel deserto. Strappai a loro gli occhi, tagliai le orecchie, il naso, le gambe e le braccia e frastagliai minutamente, col mio jatagan, i corpi dei loro bambini. Sono coraggioso e feroce!
— Troppo feroce per ammazzare degli inoffensivi ragazzi.
— È il costume delle nostre tribù sì del Sahara che del Mar Rosso.
— Ti senti, adunque, capace di affrontare il mio rivale.
— Se tu vuoi che io cacci il mio jatagan fra le spalle di quell’arabo e tronchi d’un sol colpo la vita, io la troncherò. Vuoi che io lo passi da parte a parte colla mia hàrba? Io lo trapasserò e poi gli caverò gli occhi, gli taglierò il naso, le gambe e le braccia. Vuoi che io rapisca la tua bella che si mostra verso di te tanto ritrosa? Io la rapirò per quanti urli e per quanto mi maledica. Allàh, da qualche tempo non mi manda carovane da depredare ed io e la mia banda siamo a secco di talleri: paga come un sceicco che nuota nell’argento e io e i miei uomini siamo ai tuoi comandi.
Notis estrasse dalla saccoccia una grossa borsa di talleri di Maria Teresa, e la gettò allo sceicco che la prese al volo.
— Questo per cominciare, disse.
— Ne hai molte con te di queste borse? chiese il beduino, i cui occhi s’accesero di cupidigia.