Pagina:La festa dello statuto in Pistoia.djvu/13

Da Wikisource.

— 11 —


mostra si vedesse cresciuto, e quanto però fossero dall’Accademia meritamente premiati.

Ma queste singole Esposizioni di alcuna parte della penisola, mentre non senza onore valsero a rappresentarci con qualche opera a quelle prime grandiose di Londra e di Parigi, potevano mai appellarsi la forza viva e l’espressione del genio di tutta Italia?

V’erano là espositori di piccoli Stati; alcuni de’ quali non che senza macchine, senza grandi officine, senza mezzi pecuniarii, ed eccitamenti, avversati anzi da’ loro governi, sol per ingenita virtù loro operavano: tali però, che potevano assomigliarsi a quelle piante, che, non in ben preparato terreno, e alle libere aure de’ campi, ma aduggite in isterile e piccola chiostra, per quanto porgano il fiore, anneghittiscon ben presto, e non producono mai quali dovrebbero i frutti.

Or questi espositori, al pari degli altri cui fu conteso di concorrere dalla penisola alla util palestra, offerta loro da due grandi nazioni che tanto poi dovevano le nostre sorti favoreggiare, protestavano tutti per egual modo all’intera Europa di quanta pur essi avrebber potuto; non già nelle arti belle, il cui primato alla patria di Raffaello e di Michelangelo da niuno mai potè esser tolto; ma anco pure in ogni ramo d’industria, in una Italia non governata con dispotismo, non oppressa dallo straniero; non partita, nè inceppata di barriere, di dazzi, d’angherie polizziesche, e d’ogni sorta d’impedimenti ad associarsi in imprese di commerci e d’industrie; a usufruire dei prodotti e dei mezzi naturali; infine ad ogni libero svolgersi e convenire a paragone delle opere loro.

Ma una protesta più efficace e potente contro la mala Signoria, che di esser liberi e indipendenti ne contendeva, era stata già fatta dagli italiani sui campi lombardi. La quale, se avversa sorte e forza stragrande potè comprimere, non fece che preparare, e più universalmente trasfondere in ogni petto quel saldo volere, giurato fin d'allora sul sangue di tanti eroi; sicché s'affrettasse l’estrema ora fatale, e la pienezza de' tempi, che a Sol-