Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/135

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merston mi domandò: e «come sta Poerio?» «Meglio di voi e di me, risposi, perchè sta sotto un bel cielo e può vivere senza pensieri». «E il suo compagno di catene è sempre un galantuomo! soggiunse egli ed io replicai: «non credo ne abbia alcuno collegato, ma se mai, certamente non sarebbe men pertinace e men vendicativo di quell’antico rivoluzionario». — Palmerston — Badate, questo affare non è uno scherzo, ma un affar serio e grave, di cui il vostro governo conoscerà fra breve l’importanza. — Carini — Ma lo scherzo l’avete cominciato voi, ed io l’ho seguito: voi ben sapete che mi piacciono gli scherzi senza temere le serie e più gravi conversazioni. Cosi opero che, senza andare a sturbare a Napoli il mio Governo, potete averle in Londra a vostro piacere, e ad ogni vostro comando sempre per me gratissimo„.

Con questo linguaggio garbato ed energico (!) sto dissipando le mitissime dicerie fatte sul mio ritorno. Il mio linguaggio si limita a far intendere che nè il mio Governo nè io sappiamo capire perchè il magistrato europeo è occupato delle nostre faccende, e si è dato la pena di studiare una farmaceutica ricetta di cataplasmi, senza bisogno di tastare il polso, di guardare la lingua e ricercare i sintomi dell’ottima salute nostra. (!) È poi strano il pensiero di volere scrivere ad uno per uno tutti i capitoli di medicina, che si supponessero opportuni per perfezionare il regno dolio Due Sicilie, la Santa Sede e quegli altri Stati, i quali, secondo le opinioni della canaglia (!), non vanno bene e fanno onta alla civilizzazione. Queste or facete or più gravi risposte mi hanno sortito a schermirmi tutta la serata di ieri, nella grande unione del concerto della Regina. Nello stesso modo conto condurmi quest’oggi da lord Clarendon nel solito pranzo ufficiale, per celebrare la nascita di quest’augusta sovrana

Più tardi l’Antonini scriveva al Carata che “nel Belgio e nella Francia era universale l’ammirazione per l’eroica resistenza del re, e che negli ultimi giorni in cui era rimasto a Parigi aveva provato un vero trionfo per le ricevute attestazioni di simpatia da tutti i ceti„. E Canofari da Torino: “La nobile figura del nostro augusto padrone diviene maestosa e imponente al di sopra di quelle di tutti i monarchi suoi contemporanei„. E Carini: “tempo verrà in cui l’imperatore Napoleone ringrazierà il re di Napoli d’acere salvata l’indipendenza del monarcato„.

Questi poveri cortigiani cooperavano, forse inconsapevolmente,