Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/137

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dendosi permessi, che a me non sarebbero stati mai accordati, tanta è la miseria morale che infesta le regioni ufficiali nel presente triste periodo della vita italiana! Lascio al faturo storico questo compito, non senza però notare, che se una parte della volumitosa corrispondenza del Canofari fu malamente resa di ragion pubblioa, appena dopo il 1860, a scopo di scandali politici, e altra andò distratta per ragioni facili a intendere, vi è nondimeno, secondo le notizie che io ne ho, e delle quali non sarebbe permesso dubitare, molta roba assolutamente ignota, perohè nessuno vi ha cacciato ancora gli occhi. E v’è di più. Quando Francesco II decise ii abbandonare Napoli, ordinò che le carte dell’archivio segreto di Corte fossero chiuse in sette casse, e caricate a bordo del Messaggero, sul quale egli prese imbarco. E finito l’assedio, quelle carte furono tutte portate a Roma? La circostanza che il Bianchi, nel dicembre del 1861 e nel novembre 1862, pubblioò alcuni documenti sulla quistione romana, che da Francesco II erano stati dimenticati a Gaeta, lascerebbe ritenere il contrario. La circostanza che i documenti più gelosi furono chiusi in tante casse, per essere trasportati a Gaeta, fu a me riferita la prima volta da Domenico Gallotti, e poi confermata da Domenico Bianchini, il quale tornò a Napoli due giorni dopo la partenza di Francesco II. Il Bianchini aveva accompagnato il duca di Caianiello nella ma missione a Chambery presso Napoleone III, nella seconda metà di agosto: missione, della quale si parlerà a suo tempo.


Austria, Francia, Inghilterra, Prussia, Russia e Spagna avevano ministri plenipotenziarii a Napoli; le altre potenze, incaricati d’affari. Ministro d’Austria fu il cavalier De Martini, ungherese, tenente maresciallo e consigliere intimo dell’Imperatore, vecchio quasi ottantenne la cui moglie, men vecchia di lui, sposò in seconde nozze il poeta calabrese Giuseppe Campagna. Gli successe il conte Szèchèni, ungherese egli pure. Ministro di Francia sino ai primi giorni del 1856 fu il De la Tour, cui successe il barone Brenier; Guglielmo Temple, dell’Inghilterra con quel Giorgio Fagan, tanto utile alla causa liberale, segretario di legazione. Ministri russi, il cavalier De Karoschkine che i napoletani pronunziavano nel modo più curioso, e poi il conte Volkonsky, i quali passarono senza infamia e senza lode. Molto noto nella società napoletana, invece, fu il primo segretario della legazione russa, il ba-