Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/156

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gliani, Emmanuele Rocco, Scipione Volpicella e Raffaele d’Ambra. Noto del Magliani una "Lettera critica in cui si paragonano insieme i tre episodii degli amori di Enea e Didone di Virgilio, di Ruggiero ed Alcina dell’Ariosto, e di Rinaldo ed Armida del Tasso„. Il futuro ministro delle finanze scriveva di amori! Michele Melga, in una lettera da Roma, descrisse un quadro di Achille Vertunni, esposto in quella mostra di belle arti.

Il Morgagni era la più importante rivista di medicina, dovuta alla giovanile tenacia del valoroso medico Pietro Cavallo di Carovigno. Ne figurava come direttore il Ramaglia, che non vi scrisse mai nulla. Vi collaboravano Salvatore Tommasi e Cammillo de Meis, esuli in Piemonte. Una volta il Tommasi mandò da Torino un articolo in confutazione alle dottrine materialistiche del Molesohott. Il revisore Minichini ne soppresse per intero la parte espositiva del sistema di Moleschott, premessa all’articolo, e a Pietro Cavallo che gli osservava di venir meno in tal modo ogni fondamento alla critica del Tommasi, rispose: “Eh!, mio caro, l’ho tolta, perchè i lettori potrebbero più volentieri invaghirsi della dottrina materialista di Moleschott, anzichè della critica del Tommasi„. Il Morgagni era stato fondato da Raffaele Maturi, contemporaneamente al Ricoglitore Medico-Cerusico, nei primi giorni del 1855. Poco tempo dopo, le due riviste si fusero in una sola col nome di Morgagni, e Pietro Cavallo vi portò tutto il concorso del suo talento e della sua attività; per cui, in breve, il giornale ebbe fortuna. Oltre ai vecchi professori Villanova, Lauro, De Martino, De Sanctis, vi scrivevano altri giovani medici, che più tardi vennero in gran fama, come Luigi Amabile, Tommaso Virnicchi, Giuseppe Buonomo, Capozzi, De Crecchio, Tanturri, Olivieri e Vizioli. Dopo il 1860 Ramaglia non volle più saperne di figurare come direttore e la direzione fu assunta dal Tommasi, reduce dall’esilio, e con lui e col Cantani, i quali furono i due grandi medici che abbia avuto Napoli negli ultimi anni, il Morgagni divenne una fra le più autorevoli riviste di medicina. Altra buona rivista medica era il Filiatre Sebezio.


La morte di Giulio Genoino, l’argutissimo abate, autore di tanti versi e commedie dialettali, e generalmente compianta, ispirò a Niccola Sole un bellissimo carme, pubblicato nel primo numero dell’Iride, che divenne via via un giornale simpatico, diretto da