Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/171

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stro, datemi la parte della vostra opera, la voglio, ne ho il diritto„.

Si accordarono però sulla non rappresentazione del Re Lear, scegliendo invece altra opera adatta per la Penco, e il contratto venne sottoscritto nel febbraio del 1867. Fu scelto il Gustavo III di Scribe, del quale Verdi mandò il libretto, svolto completamente con tutte le scene, i dialoghi e le parlate, salvo le rime, perchè fosse sottoposto alla revisione. Il duca di Ventignano, deputato della sopraintendenza dei teatri, respinse il libretto, perchè non in versi e non in rime. L’impresa sperando di compor tutto, per non infastidire il maestro, non gli fece saper nulla di quest’incidente, anzi continuò a sollecitarlo, perchè finisse il lavoro e venisse a Napoli a metterlo sulle scene. E Verdi, il 14 gennaio del 1858, andò a Napoli, dove seppe che i revisori avevano rifiutata l’approvazione del libretto ed erano ostinati a non voler recedere. Dopo più di un mese però la concessero, ma con tali mutazioni, che il Verdi, indignato, non ne volle più sapere e si dichiarò sciolto dal contratto. Cosi non l’intendeva l’impresa, che citò in giudizio il maestro, affermando irragionevole il rifiuto della consegna della musica e della messa in iscena, e chiedendo danni e interessi e persino l’arresto personale di lui. Verdi non andò in prigione, ma i napoletani non udirono il Gustavo III. Più fortunati i romani, i quali udirono l’anno dopo, nella stagione teatrale del 1869, quel Gustavo III, ribattezzato Un ballo in maschera. La censura romana si dimostrò meno goffa della napoletana. Cambiò il titolo e trasportò la scena in America; Gustavo III di Svezia divenne un conte di Warwirch, governatore di Boston; e l’Autarstoven, suo uccisore, si chiamò semplicemente un conte Renato, ma la tragedia restò tal quale. L’impresario Jacovacci fu più avveduto dell’impresario napoletano e della sopraintendenza dei teatri. I particolari della prima rappresentazione del Ballo in Maschera sono da me riferiti in altro libro.1


Gli altri teatri erano dai critici riguardati con maggior benevolenza, forse perchè più del San Carlo si adoperavano a soddisfare i varii gusti del pubblico. Nel 1857 andò in iscena, al

  1. Roma e lo Stato del Papa. — Roma, Forzani, 1907, vol, 1°.