Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/181

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Fanny Sadowski. Quella rappresentazione fu un clamoroso avvenimento. Vi assistettero la Corte e la diplomazia. Erano in prima fila il re, la regina, il duca di Calabria, i principi, tutta l’alta nobiltà di Napoli, tutto l’olimpo delle maggiori bellezze e anche Adolfo Rothschild. La duchessa Ravaschieri era splendida, vestita di bianco, con un diadema di brillanti sul capo. Quando, alla scena quarta, ella comparve sul palcoscenico, uscendo da una stella, fu un coro di ammirazioni e di applausi. Disse stupendamente la ballata e queste prime strofe, sulle sue labbra, persero molto della loro stiracchiatura:

Odo musiche e ballate,
Che dall’uno all'altro mar,
Dell’Insubria le salvate
Genti invita a giubilar.
Il lor duce è biondo e bello
Delle vergini è l’amor,
Il suo petto e il suo castello
Sfidar ponno ogni valor.
Scese in campo, e di Milano
Già la serpe ai pie’ gli sta;
E dall’Alpi al Mantovano
La tenzone è di amistà.

E più innanzi, animandosi ancora di più, ed eccitata dalla voce della sua intima amica, la bella principessa di Camporeale che era fra le quinte e le diceva: coraggio, Teresa, ci va della patria! riportò un grande successo quando recitò, con intelligente significato, due stanze le quali hanno bisogno di una spiegazione. Nel mondo liberale e intellettuale di allora si sognava un’unione molto intima fra Napoli e il Piemonte: i due regni, uniti fra loro, avrebbero dovuto essere gli arbitri dell’Italia, liberata dai piccoli principi e indipendente dallo straniero. Di questa lega doveva esser pegno un matrimonio fra il duca di Calabria, che contava ventun anno e la principessa Clotilde di Savoia, che ne contava quindici. La Stella di Mantova doveva suggerire al re quest’idea e deciderlo ad attuarla! Alda, dunque, rivolta al marchese di Mantova, declamò queste due stanze, il cui senso, benché ascoso, era chiarissimo e muoveva la principessa di Camporeale a gridar dalle quinte: coraggio, Teresa, ci va della patria!