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uno solo di ogni generazione. La vedova Compagna era Giulia Pandola, sorella di Ferdinando, il quale entrava allora nel mondo, affermandosi uno dei maggiori lions della moda. Ella si rimaritò nel 1861 al marchese Rodolfo d’Afflitto, prefetto di Genova; e delle figliuole avute dal primo letto sopravvive una sola, li duchessa di Melito.
Il colera fece parecchie vittime illustri nel 1855. Ne fa colpito il ministro D’Urso, che poi morì d’accidente; morirono fra gli altri Gaetano Serra e la contessa di Balsorano: però la popolazione non dette in iscandescenze, nè si lasciò vincere dalle tradizionali paure dei veleni: solo vi erano le cosidette processioni di penitenza con le relative caratteristiche salmodie. Ma i i teatri seguitarono ad essere frequentati, compreso il San Carlo; aperti al pubblico i giuochi al casino reale della Favorita, onde il giovedì e la domenica vi andava tanta gente, che i treni partivano ogni dieci minuti, oltre alle persone che vi andavano in carrozza. Erano giuochi bellissimi. Si aspettavano arciduchi austriaci e principi d’Orlèans; s’imbastivano matrimonî, e levò tumore il fidanzamento di Marcello Gallo con una giovane figliuola del principe di Ruffano. Era corsa voce che Marcello avrebbe sposato una Ricci di Firenze. Egli era uno dei giovani più eleganti e galanti: filodrammatico e ballerino, artista e soprattutto bel giovane. Cesare Casanova, curioso e smanioso di far sapere al cognato gli avvenimenti maggiori della società, ne dava l’annunzio il 29 dicembre in forma iperbolica:
E riferiva anche, nella sua vena inesauribile di cronista, che Baciccio Gioia, come gli amici chiamavano Giambattista Serra,