Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/203

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CAPITOLO IX

Sommario: L’esercito — Suo numero e costituzione — Di quanto gravava il bilancio dello Stato — I suoi capi s spirito di corpo — Il re s le sue tenderne soldatesche — Le manovre a Sessa e a Pozzuoli — I reggimenti svizzeri — — Non ai aveva fiducia che in essi — Differenza di trattamento fra soldati napoletani e svizzeri — I varii reggimenti — Le guarnigioni — Bigotteria nell’esercito — Processioni e legnate — Camorra e clientela — Antrodoco e Velletri — Profezia del generale Roselli — La campagna di Russia — Esercito mal pagato — La Nunziatella — Le Guardie del corpo — Promozioni nel 1865 e mormorazioni — L’armata — Ferdinando II non aveva la passione del mare — Entità della flotta — Marina mercantile e da pesca — I marinari molfettesi tenevano l’imperio nell’Adriatico — Gerarchia nell’annata — Alcuni comandanti — I collegi di marina — La principale causa dello sbandamento nel 1860 — Guardie marine e alta Corte militare — La Magistratura — Nicolini e Agresti — Falconi, Niutta e Jannaccone — Magistratura civile dotta e indipendente — Alcuni ricordi — Alta magistratura ben retribuita — Confessioni di Carlo Bussola — I giudici regi mal pagati — I grandi mezzi di corruzione delle autorità.


Ferdinando II spese gli ultimi anni del suo regno nell’accrescere e consolidare l’esercito. Fu questa l’unica opera da lui veramente compiuta. Prima del 1848, l’esercito napoletano contava sessanta mila soldati di nome, ma in realtà esso non giungeva ai quaranta mila. Negli ultimi anni soltanto crebbero le milizie a centomila nomini ed assorbirono più che la metà delle entrate del Regno, le quali raggiungevano appena i trenta milioni di ducati. L’esercito ne costava diciotto. Così per il numero, come per la spesa, l’esercito delle Due Sicilie divenne affatto sproporzionato alla popolazione, alle condizioni economiche dello Stato e ai proventi del bilancio. Esercito essenzialmente dinastico, che pri-