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promossi tenenti generali Del Carretto, Lecca, Vial, Ischitella, Castelcicala e Gaetani. Sedici brigadieri furono fatti marescialli di campo; e venti colonnelli, brigadieri. Fu la maggiore sfornata di quegli anni, e non mancarono banchetti, ricevimenti e ... mormoramenti. Fu notato che Del Carretto, Vial, Torchiarolo e Gaetani erano molto vecchi, e Ischitella, ministro della guerra, aveva promosso sè stesso. Il grado di tenente generale era il più alto, il più retribuito e il più ambito.


Con un Regno, le cui coste si sviluppavano largamente nel mare che lo bagnava da tre parti, Ferdinando II non dedicò alla marina le stesse cure che dedicò all’esercito, a differenza del suo avo, ai cui tempi la marina napoletana si distinse, combattendo accanto all’inglese. Se Ferdinando II non temeva un’invasione dalla parte di terra, non prevedeva gravi pericoli dal mare. Fu per questo che lasciò le coste indifese. I pochi porti di Calabria, di Sicilia e dello stretto di Messina non erano in grado di opporre resistenza. Sebbene nato in Sicilia, il Re non aveva la passione del mare; dopo il 1848 non passò lo stretto che una volta sola; e dovendo recarsi nelle Puglie per il matrimonio del duca di Calabria, affrontò il viaggio di terra nel cuore dell’inverno; e solo ripassò il Faro nel 1859, colpito dal terribile male che l’uccise tre mesi dopo.

L’organizzazione dell’armata era in apparenza superiore a quella degli altri Stati italiani, tanto che il conte di Cavour, assunto anche al ministero della marina nel gennaio del 1860, ne adottò le ordinanze, le manovre e i segnali di bandiera, che mancavano alla flotta sarda e prescrisse per gli ufficiali la divisa napoletana. L’armata si componeva di due vascelli da 80: uno ad elica, il Monarca; l’altro a vela, il Vesuvio; di tre fregate a vela: la Partenope, l’Amalia e la Regina; di due ad elica: la Farnese e la Borbone, che poi divennero la Garibaldi e l’Italia. V’erano inoltre sei fregate a vapore a ruote: il Guiscardo, l’Ercole, il Tancredi, l’Ettore Fieramosca, il Veloce e il Fulminante; quattro corvette a vapore: il Miseno, la Maria Teresa, il Palinuro e il Ferdinando II; e due a vela: la Cristina e l’Amalia; quattro brigantini a vela: il Valoroso, l’Intrepido, lo Zaffiro e il Principe Carlo, e cinquanta bombarde e barche cannoniere.

La marina mercantile era formata quasi interamente di piccoli