Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/337

Da Wikisource.

— 315 —

agrìcoli erano soggetti a dazio di esportazione; anzi, per alcuni, l’esportazione era assolutamente vietata. Il nuovo provvedimento liberale fu a Ferdinando II consigliato dalla commissione per la revisione delle tariffe doganali, da lui istituita nel 1856. La presedeva Murena, e n’era uno dei membri più influenti Raimondo de Liguoro, già direttore generale delle dogane e antico fautore della libertà di commercio. Il Murena era invece protezionista; e quando Francesco II ne accettò più tardi le dimissioni da ministro e da presidente della commissione, ne divenne semplice componente, succedendogli nella presidenza il De Liguoro. Murena scrisse allora al De Liguoro una lunga lettera, scusandosi di non intervenire alle adunanze, perchè vi si sarebbero discussi provvedimenti contrarii ai suoi principìi protezionisti. Ed il re, cui fu mostrata questa lettera, disse, sorridendo: "Murena è persona degnissima e conservatore, ma qualche volta conservatore outré„, In quegli anni, gli olii di oliva oscillarono dai 26 ai 27 ducati: i calabresi di Rossano e di Gioia, più dei pugliesi di Bari e Gallipoli. Le mandorle si tennero tra i 25 e i 26 ducati; i grani, tra 21 e 22 carlini; per i fagioli bianchi non variò il prezzo di 17 carlini e le fave salirono da 11 1/2 a 12. Il cacio di Cotrone si quotava 20 ducati e un carlino il cantaio, e quello di Sicilia, 20 ducati. La rendita 5 % oscillò da 115 a 116 3/4.


Si costruivano poche strade, pochi ponti e molte chiese; ma, tranne per queste, tutto si faceva stentatamente. Nel bilancio figuravano poco più di tre milioni per lavori pubblici, ripeto! Si spendeva anche poco per i cimiteri, essendo per la sepoltura permesse ancora le chiese. I bisogni del Regno, in fatto di lavori pubblici, erano indefiniti. Nell’ottobre del 1858 s’inaugurarono i lavori della strada della Sila, alla presenza delle autorità ecclesiaatiche e civili; e pochi giorni dopo, il re con la regina, i figli maggiori e pochi ufficiali superiori, scortati da gendarmi a cavallo, si recarono a visitare il ponte Farnese sul Liri, presso il villaggio d’Isoletta, frazione del comune di Arce, Approvata l’opera, dovuta alla perizia dell’ingegnere direttore Ferdinando Rocco, il re volle proseguire per la via che mena ad Arce. Guidava egli stesso il phaeton, nel quale era la famiglia. A un certo punto di quella magnifica e ferace campagna, cui fanno corona le ultime propagini dell’appennino abruzzese, il re fermò i cavalli; e, chiamati i sot-