Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/355

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del Troja, la sua scrivania, il calamaio e la sedia a ruote che, negli ultimi anni di sua vita, il gran vecchio, tormentato dalla gotta, adoperava: una sedia a bracciuoli, primitiva ma comoda, e che egli, standovi a sedere, moveva da sè, girando per le camere. Questi ricordi sono con grande amore custoditi dai girolimini, nella sala dei manoscritti, che ne ha di preziosi. Le carte poi del Troja vennero donate dalla vedova alla biblioteca nazionale di Napoli. Delle opere postillate, la più importante è quella degli Annali d’Italia del Muratori, che egli annotò sino all’anno 1300, alla quale epoca avrebbe voluto condurre la sua storia. Difatti nei volumi degli Annali, che vanno dal 1301 al 1600, non si leggono che poche note cronologiche sulla Divina Commedia, due note storiche sui Malatesta e due geografiche. Gli Annali, che riguardano il periodo dal 1301 al 1500, non sono postillati. Le note del Troja hanno speciale importanza, perchè egli non si limita a discutere gli avvenimenti della storia d’Italia narrati dal Muratori, ma ne prende occasione per rimontare ai tempi antichissimi e per esaminare la vita primitiva di ciascun popolo, i costumi e i riti religiosi, le leggi e le guerre, sempre intento al suo fine d’indagare l’origine delle razze barbariche che invasero l’Italia. È un lavoro di straordinaria erudizione, e ricco di infinite citazioni di testi di autori antichi e moderni. Alla fine di ogni nota il Troja indica il luogo, la biblioteca e l’epoca, in cui egli apprese quanto scrisse nelle note.

I filippini acquistarono gli Annali con l’obbligo di pubblicarne, dentro due anni, le postille; altrimenti sarebbero decaduti da ogni diritto. La condizione non potè essere adempiuta, perchè gli anni, che seguirono, furono tempestosi e oi corse di mezzo il 1860. Scorsi i due anni, la vedova rientrò nei suoi diritti; ma più tardi, mossa dalie insistenze del Capecelatro e del Mandarini, ne permise la pubblicazione. E oosì il primo volume comparve nel 1869, per opera del Mandarini e dei padri Spaccapietre e Capecelatro il quale vi scrisse una breve avvertenza, rilevando i fatti più salienti della vita del Troja. Egli paragonò l’amore di lui per l’Italia a quello di Dante, di Savonarola e di Michelangelo; e parlando del ministero del 3 aprile, disse che “ei fece ogni suo possibile per ispirare a tutti il vero amore della libertà sposata colla giustizia; non pertanto