Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 383 — |
giornale di utili scoverte e di letterarie conoscenze, visse dal 1855 al 1858: due anni visse la Lira e tre la Gazzetta di Palermo, il Giornale del commercio e il Vapore, Rileggendo quei fogli, i quali erano settimanali, quindicinali o mensili, si prova un senso di curioso stupore anche per gli abbonamenti, non solo alti, ma sproporzionati al formato stranamente minuscolo. Solo la Favilla rappresentò, in fatto di giornali letterari, il tentativo meglio riuscito. Fu messo insieme da un nucleo di giovani di valore. Ricorderò Achille Basile, morto prefetto di Venezia e senatore, Carmelo Pardi, Luigi Sampolo, Giuseppe Lodi, Giuseppe Sensales, impiegato al ministero dell’interno. Vi collaborarono Isidoro La Lumia, Gaetano Baita, Luigi de Brun, Onofrio di Benedetto e Cammillo Randazzo. La cronaca non esisteva affatto: tutta la vita locale era muta, tranne pei teatri, Ricorderò infine l’ultimo di questi periodici, L’Idea di F. Maggiore-Perni, rivista tra statistico-economica e letteraria, nata nel 1859 e morta poco dopo il 1860.
Sulle cose della politica d’Italia tacevano, o rivelavano una mirabile ingenuità. Nel suo secondo numero, ch’è quello del 12 novembre 1856, il Tutto per tutti annunziava fra le notizie varie, che il 20 ottobre di quell’anno aveva avuto luogo l’inauguratone della ferrovia Vittorio Emanuele, che partendo da Chambery, conduce a Venezia, per Torino e Milano! E dire che Chambery non fu congiunta per ferrovia a Torino prima dell’apertura del Frejus, cioè quindioi anni dopo, quando non apparteneva più al Piemonte! E nel sesto numero, fra le stesse notizie varie, vi erano queste, che l’archeologo Canina era morto di veleno e che “fra pochi giorni sarebbe uscito dalla tipografia Pelazza un nuovo giornale di gran formato, intitolato L’Indipendenza e ne sarebbero stati redattori La Cecilia, Angelo Brofferio e l’avvocato Villa„. Ma dove fosse morto il Canina, che poi era vivo; e dove sarebbe uscito L’Indipendenza vi è affatto taciuto. In quel numero del Tutto per tutti il barone Pisani pubblicò un geniale articolo: Un’ironia alla moda.
Tutto compreso, il Giornale di Sicilia era il più completo. Pubblicava in quarta pagina il servizio postale, con l’itinerario delle vetture per la Sicilia, lo stato civile di Palermo, una rivista della borsa e l’annunzio dei teatri, oltre alla parte ufficiale stampata in prima pagina a lettere più grosse. Era il