Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/472

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convenuti il sindaco, Pasquale Romano, i decurioni Giovambattista Guarino e Pasquale Pensini, il segretario generale De Navi, lo stesso, che il re aveva trovato in Calabria sette anni prima, il presidente e i giudici del tribunale, nonchè donna Maria Morelli, la baronessa Gualtieri, il barone Giovanni Casotti, il sacerdote Giuseppe Centonze, ex-cappellano militare, e altri pochi. Tutti avevano torce accese in mano. Sceso di carrozza, il re chiese scusa di esser giunto in ora così mattutina e di aver disturbate tante persone; poi, tirando su con tutt’e due le masi i calzoni, com’era suo costume, disse alla guardia d’onore Tommaso Caputo, che aveva accanto: “Fa molto freddo, guardia„; e il Caputo prontamente rispose: “Maestà, questo freddo non è bastato a intiepidire la devozione della cittadinanza, che ha voluto vedervi e salutarvi„. La risposta piacque al re, che la ripetè nel ricevimento delle autorità. Si fermò ad ammirare il cortile illuminato a luce elettrica, e poi cominciò a salire l’erto scalone quasi penosamente. Fatti i primi scalini, notò un ufficiale di ponti e strade, addetto alla piazza di Lecce, Luigi Lamonica; e fermandosi dinanzi a lui, lo rimproverò severamente per le cattive informazioni, che disse aver ricevute sul suo conto; del che è facile immaginare quanto il pover’uomo si sentisse umiliato. Entrò nel suo appartamento dicendo che aveva freddo e chiese del fuoco. In nessuna sala si erano accesi i caminetti: si provvide come meglio si potè, ricorrendosi persino all’espediente di mettere cenere calda in catinelle, per riscaldare mani e piedi. Il re non volle che una tazza di brodo e la bevve con le spalle appoggiate ad uno de’ caminetti, che s’era potuto accendere. E dopo un quarto d’ora, licenziato il seguito e fatti ringraziare gli altri, insieme con la regina, si ritirò nella sua camera da letto, dove Galizia aveva distesa e apparecchiata la stessa branda servita ad Ariano, a Foggia, ad Andria e ad Acquaviva. Il re si buttò sulla branda, vinto dalla stanchezza, si fece coprire bene e riposò poche ore.


Si levò alle sette, e dopo aver ascoltata, con la regina e i principi, la messa, detta dal vecchio monsignor Caputo nella cappella del palazzo, si trattenne con Murena e con Bianchini circa le cose di governo, e con Sozi Carafa su gli affari della provincia. Più tardi ammise al baciamano le autorità, e diè udienza