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sostenute dalla Casa Reale, ma amministrate dalla commissione per le feste, la quale divise le varie competenze tra i suoi componenti e assunse il governo interno del palazzo, cercando i mettere un po’ d’ordine nella confusione magna dei primi giorni.
I preparativi per ricevere la sposa e per allestire gli alloggi dei personaggi, che sarebbero venati ad assistere alla cerimonia furono condotti alacremente. Il Comune prese in fitto la casa Lamberti, che convertì in foresteria: le principali famiglie baresi, l’arcivescovo e il gran priore di San Niccola si dichiararono pronti ad alloggiare altri personaggi. Da Napoli giunsero abili paratori e tappezzieri, che trasformarono il salone dell’Intendenza in cappella per la cerimonia nuziale e apparecchiare la camera da letto degli sposi. Enrico Capriati sopraintendente al servizio del vitto e alle cose segrete, come si diceva allora, avendo alla sua dipendenza Vito di Gese, più generalmente noto sotto il nome di Vito di Dio, primo cuoco e primo albergatore di Bari; ma nè l’uno, nè l’altro potettero impedire dei trafugamenti. La loro attività nel provvedere a quanto occorreva era grandissima, perchè non c’erano ferrovie, e Bari d’allora non era quella di oggi. Si faceva venire roba da Trieste per mezzo dei vapori del Lloyd, che approdavano due volte la settimana, e per mezzo della messaggiera postale, che arrivavi da Napoli ogni giorno. Si facevano provviste all’ingrosso, credendo dì far meglio, ed era peggio, perchè la roba, consegnata alla signora Mandarini, moglie dell’intendente, la quale soprintendeva alla cucina, andava dissipata o rapita. Un giorno il Capriati fece consegnare ottocento uova, e due giorni dopo gliene furono richieste altre, perchè le uova consegnate erano state rivendute!
La cucina reale serviva solamente ai sovrani e ai principi, ma tutti ne profittavano direttamente e indirettamente col pretesto che allora a Bari non vi erano locande, oltre a quella di Vito di Dio, le cui mense non avevano più posto: e le altre osterie erano quasi taverne. Ogni sera, prima di cena, la regina in una sala raccoglieva tutti i signori del seguito e i familiari e con essi recitava il rosario. Dopo questo, si facevano altre speciali preghiere per la guarigione del re, il quale, nei momenti che la malattia meno lo tormentava, attendeva col Murena e col Bianchini agli affari dello Stato e, col Mandarini, a quello della provincia. Decretò per Bari un tribunale di commercio e