Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/52

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disse ai Nunziante, dei quali era amicissimo, e Alessandro ne informò il re. Ma questi insistette; e insistendo alla sua volta il Nunziante, il re perdette le staffe e, presente l’Alcalà, disse, tutto corrucciato: "Ho capito, partirò io con mio figlio, e voialtri andatevene a Pizzo; sapete che io mi spezzo, ma non mi piego„. E il Nunziante: "Maestà, noi vi seguiremo dovunque, anche a costo della vita„. Il duca di Sangro, il quale, benchè comandasse una brigata della colonna di spedizione, faceva parte del seguito, saputo dal Nunziante che le sue dissuasioni non eran valse a nulla, scoppiò in questa caratteristica invettiva, ma sottovoce: "Vada a farsi.... benedire una volta per sempre; ci ha bastantemente rotta la divozione in questo disastroso viaggio coi suoi capricci„.


La strada, che dal ponte sull’Angitola va a Mongiana per Serra San Bruno, valica uno dei nodi più eminenti del grande Appennino calabrese, scopre i due mari, penetra in provincia di Reggio, e per Stilo scende a Monastarace, sul Ionio. Mongiana è a più di mille metri di altezza, e per arrivarvi dal ponte sull’Angitola, occorrono oggi non meno di quattr’ore, con forti e freschi cavalli. Allora la strada finiva, come ho detto, a Serra, ed era assai mal tenuta e poi solamente tracciata fra i vetusti boschi di Serra e Mongiana. Si andava quindi incontro a un sicuro pericolo, ma il Re s’incocciò a non volerne sapere e ordinò la partenza. Avvenne però che la carrozza reale, nel fare la svoltata a sinistra, affondò malamente nell’arena del fiume. Il re si levò in piedi, gridando ai postiglioni di sferzare i cavalli; ma questi, irritati, s’inalberarono e coi calci minacciavano di fracassar la vettura. I postiglioni protestarono che non era possibile proseguire con legni così pesanti. Vinto allora dall’evidenza, il re ordinò di mala voglia che si proseguisse per Pizzo, dove si arrivò a un’ora di notte, vinti tutti dalla stanchezza e dai disagi.

Anche a Pizzo si rivelò la stravaganza di lui. Era stato disposto l’alloggio per lui nel padiglione dell’artiglieria alla marina, vasto edifizio, già convento degli agostiniani; ma egli, entrando in Pizzo, vista aperta e illuminata la chiesa di San Francesco di Paola, attigua ad un piccolo ospizio di Minimi, ordinò di arrestarsi, discese dalla vettura, entrò nella chiesa, fè cantare il Te Deum, e al padre correttore Tommaso Costanzo, che per