Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/132

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schermo a qualunque sorpresa che i rivoluzionari potessero tentare.

Meditando sa le circostanze, che hanno accompagnato il moto sedizioso cominciato da gente sanguinaria e ladra in Bagheria e finito dopo breve ora in Villabate, sorge la considerazione, che i rivoluzionarii non posseggono quei mezzi di azione, di cui si vantano sempre per rendersi formidabili a’ Governi, avvegnachè quella banda mancava di armi, e fu costretta ricorrero alla violenza ed al sangue per procurarsene.

Sorge pare la considerazione che mancano di unità e di coesione non avendo avuto eco altrove il forsennato conato.

Dallo stesso grido di guerra che levarono colle parole di “Viva Napoleone, Viva la libertà„ si rileva che nessun bene esplicito concetto politico muoveva quell’orda senza bandiera, e che gridava un nome troppo ripetuto da sei mesi in qua, e che nella mente di quella gente stolta e ribalda compendia l’idea delle sue aspirazioni ad un reggimento politico disordinato, e l’avversione al legittimo potere.

In tutto il resto dell’Isola v’è calma aspettante; ed al di là del raggio di 15 miglia da Palermo, non v’è quella affervescenza politica che travaglia queste contrade.

Ho fatto palese a tutte le autorità dell’Isola l’insano tentativo della banda di Baghoria e la pronta repressione usata dal R. Governo.

Mi è grato far fede che in questa congiuntura tutti han fatto il loro dovere.

Tolgo a premura d’informare V. E. di queati interessanti particolari per la debita sua intelligenza.

Il Luogotenente Generale
firmato: Castelcicala