Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/139

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D. de L.1 e trovo che non poteva cader meglio in acconcio; se egli non farà niente dopo quel biglietto, molto meno lo farebbe per le mie insistenze, le quali non possono avere lo stesso peso. Hübner mi ha pure promesso che alla prima occasione avrebbe parlato pel nostro affare e ci avrebbe aggiunta la raccomandazione che ci avessero lasciati tranquilli. Io gli esposi francamente i miei dubbii che nella convenzione anglo-francese non si fosse fatta qualche segreta concessione all’animosità de’ primi. Egli mi assicurò di no e nel modo il più formale, soggiungendomi che la sua Corte non lo avrebbe mai sofferto, perchè non permetterà che si tocchi l’Italia. Ho riferito tutto fedelmente e questa seconda parte sarà servita a medicare la comunicazione particolare che feci giorni fa della conversazione tenuta con Walewski. Preferii la forma particolare perchè questo amico mi fece vedere le cose perdute, e mi disse che non ci vedeva altro rimedio se non quello di un cangiamento di uomini! Mi suggerì pure quello che dovrebbe esser messo alla testa dell’amministrazione, e che voi certamente indovinerete senza che io ve lo nomini! Io capii bene che non faceva un piacere al nostro Capo riferendo tali cose, ma credo dovere di onore e di coscienza di dir le cose quali sono, e non già quali si vorrebbe che fossero! Ho lasciato alla nota lealtà de’ suoi sentimenti ed alla prudenza del suo carattere di far l’uso che crederà migliore della mia particolare. Nel riferire poi la mia ultima conversazione con Hübner, ho detto che cedendo a’ consigli dello stesso, ed attendendo le ulteriori istruzioni ch9 avea già chieste intorno al foglio del 7 luglio, aveva stimato dovermi astenere da qualunque altra insistenza sino a nuovo ordine. Ho soggiunto poi che il mio carattere personale non mi faceva ambire le rôle de faiseur (e ciò affinchè non s’immagini che nella vostra assenza io faccia qualche frittata!) facendo anche notare che questo non converrebbe alla mia attuale posizione, ed ho conchiuso dicendo che credo mio dovere (a meno che S. E. non pensi diversamente) limitarmi soltanto alla fedele narrazione de’ fatti e delle cose che mi si dicono. Io desidero vivamente di vedervi ritornare, perchè mi secca assai questa mia posizione attuale e mi convinco sempre più che Parigi per noi altri è una vera galera! Ciò non ostante siccome non sono egoista, vi dico che vi credo autorizzato a rimanervene tranquillamente a Vichy quanto lo giudicherete a proposito. In primo luogo ieri mi è arrivato un piego per la posta in cui non ci era che un solo dispaccio, il quale rimane inteso della vostra andata a Vichy, e se volevano farvi ritornare avrebbero dovuto dirvelo. In secondo luogo Hübner mi ha detto e ripetuto cento volte di non insister troppo e voi po-

  1. Drouyn de Lhuys.