Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/34

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che a distruggerla tendevano più che mai; essa sola equilibrar può le forze immense della rivoluzione e dei Governi miseramente trascinati dalle fazioni; il palladio essa è, e l’unica guarentia della pace generale, ancora, e sostegno dei sani principii.

Dalle quali cose non è malagevole il rilevare di quanta diligenza e di quanto zelo vi faccia mestieri per fomentare la divisata unione dei potentati, per chiarirvi delle importanti scoperte sulle pratiche dei settarî, di cui sono vasti i progetti, grandi i mezzi, propizie le circostanze, e per osservare quali rimedî si apprestino ai mali, o quali vie si tentino a prevenirli.

Ed acciocchè siate in grado di regolare fondatamente i vostri passi in quel senso, che crediamo vantaggioso alla prosperità ed al riposo dei Nostri Popoli, in che unicamente ed incessantemente Ci affatichiamo, vogliamo che siate certo nissun’altra politica volersi da Noi seguire, se non quella, che ai due mentovati oggetti dirittamente conduce; aborrendo Noi da ogni falso spirito di disordine, e da qualunque cambiamento, ancorchè lieve nelle forme governative del Nostro Regno, le quali, quanto è da Noi, serbare intendiamo decisamente nella purità istessa che in retaggio ne hanno trasmesse gli Augusti Antenati. Circondati dall’amore dei Nostri Sudditi, con fermezza ed inalterabilità, che esser debbono le massime di ogni saggio governo nell’usare energia contro i felloni, e nutrendo e riscaldando anche la devozione dei buoni, speriamo di salvare i Nostri amati popoli dallo spirito di vertigine, e di non lasciarli corrompere da uomini meritevoli della universale esecrazione.

Questa chiara manifestazione delle vedute dei voti e delle intenzioni nostre Ci dispensa di scendere alle più minute eventualità, trovando Voi colla saggezza e prudenza che vi distingue nella facile applicazione dei divisati principî, la norma certa da seguire in ogni Gaso, in cui crederete opportuno di dare o di mandare spiegazioni, e di agire per servigi nostri.

3° — Le fallaci mire dei rivoluzionarî nel sostituire al ramo primogenito dei Borboni di Francia quello di Orleans non ci sono ignote. Hanno essi voluto gittar polvere sugli occhi dell’universale, e addormentare le menti delle Grandi Potenze Alleate, perchè una imponente forza non venisse a sparpagliare le fila della gran trama, che ordiscono, dello scrollamento di tutti i Troni, e fortificarsi intanto ed avere agio a progredire nelle loro infernali macchinazioni, che son quelle di disseminare da per tutto le ingannevoli dottrine di fellonia, d’irreligione, di libertinaggio, e rendendo ribelli sì loro padroni gli eserciti e i popoli, troncare a poco a poco i nervi del potere, e liberamente poi operare l’universale insurrezione. Ma per quanto si può nei futuri accidenti spinger lo sguardo colla scorta