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vous, et avant qui que ce soit. Non volli che potesse vantar di aver dato un suggerimento.


28 settembre 1852.


Ieri mattina con un avviso del colonnello D’Agostino sono giunto da Capodimonte a Caserta prima dell’una p. m. S. M. mi ha subito ricevuto nel suo gabinetto, e dopo avermi detto che volea fissare le mie istruzioni, mi ha dato a leggere una memoria di un Polacco, che offre di farsi relatore (spia) a Londra, mentre S. M. è andato a sentire la messa nella camera della Regina.

Appena tornato nel suo gabinetto, il suo fedele aiuto di Camera ha preparato due tavolini, e sono venuti il Presidente del Consiglio cav. Troja, il ministro d’Urso, Cassisi e Carafa. Ci ha fatti tutti sedere prendendo S. M. vicino a sè il duca di Calabria, e quindi ha fatta lucidamente l’esposizione dello stato delle cose in Francia, della certezza che vi sia proclamato l’Impero, della sicurezza desunta da’ rapporti di Vienna e Pietroburgo, e da quel che ha detto il conte di Nesselrode, che le Potenze del Nord riconosceranno l’Impero forse dopo la dichiarazione del mantenimento de’ Trattati del 1816, e finalmente S. M. ha conchiuso che le sembrava prudente e utile il procedere immediatamente alla riconoscenza (sic) dell’Impero per parte sua, onde conservare la bella posizione che abbiamo stabilita in Parigi, posizione, egli ha detto, che si deve all’abilità del Barone Antonini, ma più specialmente alla franchezza e lealtà messa nelle relasioni con il principe Luigi Napoleone. Ed ha S. M. soggiunto che era meglio farsi un merito della riconoscenza dell’Impero, facendone un atto spontaneo, e non una conseguenza forzata degli avvenimenti; e che in questo senso credea che si dovessero redigere le istruzioni pel barone Antonini, credendo opportuno che egli feliciti subito in Suo Nome il nuovo Imperadore. Ha poscia domandato il parere de’ ministri, ed il cav. Troja è stato pienamente di avviso, che dovesse farsi come S. M. proponea.

Il comm. d’Urso, premettendo ch’era la riconoscenza un fatto grave, meglio saria non affrettarsi, e concertarsi colle altre Potenze, al che S. M. ha replicato che volea essere indipendente, e nella sua posizione geografica tenersi lontano dalle influenze e compromissioni specialmente colla Francia, preferendo una neutralità, come suol dirsi armata.

Rammentando che nel 1806, come Murat nel 1814, fu perduto il Regno di Napoli per aver tergiversato nella politica; che la sua era franca e amichevole per tutte le Potenze, mu di simpatia per la Francia che può farci molto male, e non può aspirare ad opprimerci; e che piuttosto che ritornare sotto l’influenza inglese, preferiva legarsi e marciar colla Francia. Il Principe Ereditario è mostrato