Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/69

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Venni assicurato che il sindaco e due individui del Comune dì S. Benedetto Ullano siano stati posti sotto arresto per ordine del Governo.

Ieri sera la polizia si adoprò a tutta possa onde venissero illuminate le strade della Città ed in parte vi riuscì.

L’illuminazione dovrà continuare tre giorni, e tutti si lamentano per questa pressione che esercita la polizia e per le spese che ne sono la conseguenza.

Da ogni parte mi pervengono ragguagli che provano sempre più il malcontento delle truppo ed il fermento delle popolazioni.

Due soli fatti citerò a Vostra Eccellenza in prova della mia asserzione.

Pochi giorni prima che la Corte, lasciata Gaeta si recasse in Napoli, il Comandante del battaglione tiragliatori della Guardia ordinò, previo consenso di S. M., che venissero date le bastonate ad un soldato reo di non so qual colpa. Mentre costui si apparecchiava nella sua camera a subire l’inflittogli castigo, si accostò al balcone e si precipitò dal medesimo restando morto sul colpo. Per questo fatto grande fu il fermento e il mal umore nelle truppe acquartierate in Gaeta.

L’altro fatto successe nella provincia di Salerno, dove di bel nuovo i gendarmi che conducevano prigioni per motivi politici da dieci a dodici persone, furono attaccati dai contadini del Comune di Rotino a colpi di fucile. Ne rimase ferito un gendarme giungendo però a Salerno la scorta coi prigionieri.

L’intendente Ajossa si recò egli stesso nel Vallo, dove più fremente è la popolazione, e di colà scrisse al Comm. Bianchini, dicendo che tutta la provincia era in uno stato tale di agitazione, che stimava necessario porla in istato di assedio: chiedendogliene perciò la facoltà.

Il Comm. Bianchini rispose che si prendessero tutte le misure necessarie a mantener l’ordine pubblico, ma che per ora non sì dovevano allarmare le popolazioni colla misura dello stato d’assedio.

Benchè io non creda ad un prossimo ssoppio di generale rivoluzione massime in Napoli, pure non vi è dubbio gli animi esser generalmente così irritati ed ardenti che parziali moti sediziosi possono da un momento all’altro verificarsi.

Napoli, 19 dicembre 1856.


L’attentato sulla persona di S. M. ed i fatti di Sicilia non possono a meno di aver tristi conseguenze per la questione Napoletana; le medesime saranno all’intutto contrarie all’assennato scopo,