Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/120

Da Wikisource.

— 104 —

Morì a settantacinque anni a Parigi, il 10 settembre 1862 ed è sepolto in Roma, alla Trinità dei Monti. Era aquilano.

Dall’ottobre del 1856 al giugno del 1859, a Parigi stette un agente ufficioso cbe fa il barone Zezza. La legazione ufficiale, che era a Bruxelles, come ho detto, aveva per segretario il conte Cito di Torrecuso e per aggiunto, Ernesto Martuscelli, che divenne poi ministro plenipotenziario e fu, ancora valido, messo in riposo, come il Barbolani, dal Crispi. Vi era impiegato un certo Navarro, fratello del famoso magistrato: vecchio piacevole ed erudito che, in gioventù, era stato filippino e poi bibliotecario della Regina Amelia di Francia. Aveva un meschino assegno e viveva perciò con curiosa parsimonia. Il Canofari, ministro a Torino fin dal 1851, si limitava ad un lavoro di spionaggio e spesso vendeva fumo, e basterebbe, per provarlo, il doloroso incidente di Giacomo Tofano. A Torino e a Genova dimoravano numerosi esuli napoletani e, purtroppo, tranne pochissimi, ricchi del loro o professionisti, la povertà era patrimonio comune. A questi emigrati il Canofari riusciva antipatico per il carattere angoloso e sprezzante, mentre il Re lo reputava capace e fedele. Torino divenne, a preferenza anche di Parigi, il posto di maggior fiducia negli ultimi anni.

Si entrava nella carriera diplomatica mercè esami, e si doveva appartenere a famiglia nobile o civile ma facoltosa, perchè il tirocinio era gratuito. Nel concorso del 1864 riuscirono primi, Ulisse, Bianchini e Martuscelli, i quali furono subito nominati aggiunti.


Austria, Francia, Inghilterra, Prussia, Russia e Spagna avevano ministri plenipotenziarii a Napoli; le altre potenze, incaricati d’affari. Ministro d’Austria fu il cavalier De Martini, ungherese, tenente maresciallo e consigliere intimo dell’Imperatore, un vecchio quasi ottantenne. Gli successe il conte Szèchèni, ungherese egli pure. Ministro di Francia sino ai primi giorni del 1856 fu il De la Tour, cui successe il barone Brenier; Guglielmo Temple, dell’Inghilterra con quel Giorgio Fagan, tanto utile alla causa liberale, segretario di legazione. Ministri russi, il cavalier De Karoschkine che i napoletani pronunziavano nel modo più curioso, e poi il conte Volkonsky, i quali passarono senza infamia e senza lode. Molto noto nella società napoletana, invece, fu