Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/128

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figli. La Puglia dava il maggior contingente a quest’Ordine, Oltre al padre Pompeo e al padre Borrelli, erano pugliesi e benemeriti dell’insegnamento, il padre Trincucci, intimo di Vito Fornari, il padre Ferretti di Oria, il padre Nisio di Molfetta, il padre Leonetti di Andria, allora giovanissimo e che morì rettore del collegio del Nazzareno a Roma, e i padri Bruno e Campanella di Gioia, Nitti di Triggiano, Cericola di Foggia, Camerino di Ruvo e i fratelli Della Corte, il maggiore dei quali reggeva il collegio di Francavilla Fontana. Questo collegio contava più centinaia di alunni interni, la maggior parte di Puglia e di Basilicata, ai quali s’impartiva un insegnamento piuttosto largo, dati i tempi. Gli scolopii avevano collegi di novizii a Campi Salentino e a Galatina. Tanto il padre Pompeo che il padre Borrelli erano di umilissima origine, e il padre Borrelli, figlio di un mandriano, era stato protetto dal Santangelo, intendente di Foggia che lo fece educare nelle Scuole Pie.


Nel 1852 vennero riformate e distinte le due Consulte dei reali dominii di là e di qua dal Faro. La prima, composta di un presidente e di sette consultori siculi, risedeva a Palermo nel palazzo Villafranca; la seconda, formata da un presidente che era il ministro o il direttore di grazia e giustizia pro tempore, di un vice-presidente e di quindici consultori, risedeva a Napoli, nel palazzo della Solitaria. Avevano uffizio semplicemente consultivo negli affari, che al Re piacesse loro sommettere. Si distinguevano in quattro commissioni: per la giustizia e le cose ecclesiastiche, per le finanze e gli affari interni, per le regie prerogative di grazia e per i conflitti di giurisdizione tra l’autorità giudiziaria e l’amministrativa. C’erano de! relatori o, come si direbbe oggi, referendari!, nominati mercè pubblico concorso. Ciascun relatore doveva avere di suo la rendita di duecento ducati, ma bastava una semplice dichiarazione di assegno, fatta dal padre o da chi per esso. Dopo cinque anni di assiduo servizio, si apriva ai relatori l’alta carriera giudiziaria o amministrativa, ma soprattutto amministrativa, perchè il maggior contingente alla carriera giudiziaria era dato dall’alunnato di giurisprudenza, altra istituzione che va ricordata con onore. Presedeva la Consulta napoletana il Pionati, direttore di grazia e giustizia con referenda e firma; e di fatto, il vicepresidente