Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/150

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Qui il linguaggio, sebbene figurato, era abbastanza evidente, e il Cammarota divenuto poi il solerte segretario generale del municipio di Napoli, ed oggi in riposo, ebbe qualche grattacapo dalla polizia, il che non tolse però che le ottave in morte di Alamirè avessero fortuna.

Vita molto breve toccò al Secolo XIX, fondato da don Gennaro Correale. Vi collaboravano, quasi esclusivamente, Carlo de Cesare che scriveva di economia, d’industrie e di finanza; Federico Quercia che si occupava di critica letteraria e di teatri; Vincenzo Padula che pubblicava interessanti articoli di varietà, e Pasquale Trisolini, il quale, dopo il 1860, divenne ufficiale di pubblica sicurezza. Questo giornale rappresentava un complesso di forze vigorose e, per quanto i tempi lo comportavano, discuteva liberamente di arte, di lettere e d’economia pubblica. Chiedeva ferrovie, strade, ponti, bonifiche, istituti di credito fondiario ed agrario. Sugli istituti di credito fondiario scrisse qualche pregevole articolo quel don Gaetano Bernardi che, alcuni anni dopo, si fece monaco di Montecassino e poi fu abate e direttore del collegio benedettino di Sant’Anselmo in Roma, ed è morto di recente. Allora era un giovane elegante e amabile, molto ricercato nella buona società e dava private lezioni di letteratura. Notevole una polemica letteraria tra Federico Quercia e Francesco Saverio Arabia, nelle colonne del Secolo XIX, a proposito di alcuni versi di quest’ultimo, dall’altro criticati, per il che l’Arabia montò in bizza. Ma questa polemica, abbastanza vivace, non fini in duello, come l’altra fra Luigi Indelli e Cammillo Caracciolo, a proposito di un sonetto di quest’ultimo: duello ch’ebbe luogo nell’agosto del 1857 e fu argomento per qualche giorno de’ pubblici parlari. Si battettero alla sciabola, in casa di Francesco Rubino, e Cammillo Caracciolo rimase ferito leggermente alla mano. Egli fu assistito da Federico della Valle di Casanova, e l’Indelli dal conte Annibale Capasso, di Benevento, guardia del corpo. La polizia non riuscì ad impedire lo scontro, e quando fu avvenuto, voleva per punizione, esiliare i combattenti a Malta. Ma Ferdinando II, assicuratosi che i due pennaruli non si erano battuti per causa politica, ne rise e li lasciò tranquilli. Il Secolo XIX dava troppo nell’occhio alla polizia, per la qual cosa fu due volte sospeso. Ma a lungo andare, il prefetto Governa fè intendere al Correale che la polizia aveva