Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/173

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ministro di Napoli a Berna, il duca di Calvello, che divenne più noto col titolo di principe di Castelcicala. Gli svizzeri furono dunque destinati a sostituire gli austriaci, cioè ad essere il più sicuro puntello del trono e della dinastia. E l’origine loro più politica che militare, faceva di essi una milizia affatto dinastica, anzi la più dinastica di tutto l’esercito, e quindi più favorita. Soldato o ufficiale, lo svizzero prendeva uno stipendio maggiore di due terzi del soldato napoletano, il quale aveva cinque grani il giorno, un grosso pane di munizione, carne e maccheroni, ed il venerdì mangiava di magro. Gli svizzeri avevano il letto; i soldati napoletani il pagliericcio; gli svizzeri, ricevendo un vestito nuovo, potevano ritenere il vecchio; il napoletano era obbligato a restituirlo; e quelli, oltre la gran tenuta, portavano ogni giorno un vestito di tela bigia. Erano, insomma, reggimenti privilegiati e costavano più di 600 000 ducati all’anno; spesa la quale, messa in confronto con quella di tutto l’esercito, conduceva alla conclusione che quattro svizzeri costavano quanto sette napoletani. Ma essi rappresentavano la vera forza della dinastia, la quale cadde quando gli svizzeri non ci furono più. Essi si trovavano sempre in prima linea, allorché c’era da menare le mani. Così il 15 maggio nelle vie di Napoli; così in Sicilia nello stesso anno e nel successivo. Dei quattro reggimenti svizzeri, il quarto, reclutato quasi tutto nel cantone di Berna, aveva l’orso cantonale sulla bandiera bianca. Ogni reggimento era diviso in due battaglioni, e ogni battaglione in sei compagnie. Appartenevano ai cacciatori e alla linea; oltre ai quattro reggimenti, vi era uno speciale battaglione di artiglieria. Scadute le capitolazioni nel 1855, Ferdinando II trovando difficoltà a rinnovarle col governo federale, le aveva rinnovate il 9 marzo di quell’anno, per un altro quinquennio, coi singoli comandanti dei reggimenti, per cui non si chiamarono più reggimenti svizzeri, ma battaglioni esteri e seguitarono a portare sulla bandiera lo stemma cantonale e ad avere la nazionalità di origine. Si tenga presente questa circostanza, che servirà a spiegare la loro insurrezione nel luglio del 1859.


Tutto ciò, che era necessario all’esercito, si costruiva o si provvedeva nel Regno. Alla Mongiana si fabbricava il mate-