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Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/178

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tremenda ritirata di Mosca, Napoleone non ebbe altra scorta che di cavalieri napoletani, comandati da Roccaromana e da Piccolellis, il quale guidava i cavalli della carrozza dov’era l’Imperatore. Questi diecimila napoletani erano comandati da Florestano Pepe, da Rossaroll, da D’Ambrosio, da Cianciulli, da Costa, da Arcovito, da Roccaromana, da Piccolellis e da Campana. Nella famosa ritirata di Mosca il freddo colpì i due colonnelli Campana e Roccaromana e a Florestano Pepe si gelarono i piedi.

Dopo Lutzen, Napoleone pubblicò quest’ordine del giorno: S. M. l’Imperatore dei francesi e Re d’Italia, volendo dare alle truppe napoletane che fanno parte del grande esercito, una pruova della sua soddisfazione, pel coraggio da esse addimostrato nelle battaglie di Lutzen, con decreto del 22 maggio, ha loro conceduto ventisei decorazioni della legion d’onore, da distribuirsi ai militari dei diversi gradi e classi, che si sono maggiormente distinti. Murat ne fece di sua mano la distribuzione.

A Danzica le truppe napoletane ebbero elogi dal maresciallo Rapp; e qualche anno dopo combattettero valorosamente, benchè infelicemente, a Modena e a Macerata, condotti dallo stesso Murat. Al ponte San Giorgio il generale Carlo Filangieri, mortalmente ferito, si coprì di gloria. Il decimo di linea si fece molto onore in Lombardia, nel 1848. Strane contradizioni umane, da non maravigliare nel paese delle contradizioni e che io noto, lasciando ai futuri storici l’ultima parola.


Alla mancanza di ogni vera educazione militare si aggiungeva la meschinità del soldo. L’esercito borbonico era il peggio pagato degli eserciti italiani. Mal retribuiti e carichi di debiti, ufficiali e sottufficiali avevano quasi tutti famiglia, che si rimorchiavano appresso nel cambio delle guarnigioni, onde, movendosi un reggimento, pareva che si movesse una tribù. Altra piaga dell’esercito era la clientela. Ufficiali superiori avevano ufficiali inferiori da proteggere; e questi, i sottufficiali; e i sottufficiali, alla loro volta, i soldati; catena di dipendenze, cause ed effetti ad un tempo, d’una situazione moralmente anormale, che spegneva ogni sana energia e manteneva una specie di malessere quasi morboso fra gli ufficiali, e nei soldati un’indomabile disgusto per il mestiere delle armi: disgusto o avversione divisa dal paese, il quale non si era potuto abituare alle leve