Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/231

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CAPITOLO XI


Sommario: Una burla geniale — Il terremoto del 16 dicembre 1857 — Elargizioni ai danneggiati — Cronisti e poeti del terremoto — Un sonetto del presidente Fenicia — Il telegrafo elettrico — Le sette divisioni telegrafiche del Regno — Il cavo sottomarino fra Reggio e Messina — Feste per l’inaugurazione delle stazioni telegrafiche — Concessioni e privilegi industriali — Le fiere — Ferdinando II alla fiera di Caserta — Vita economica del Regno — Commissione per le tariffe doganali e un libero scambista — Le Società Economiche e le industrie — Il taglio dell’istmo di Suez — I francobolli.


L’anno 1857 fu contrassegnato da due avvenimenti assai diversi fra loro: uno, di straordinaria audacia che fece disperare la polizia e ridere tutta Napoli, e l’altro che gettò nel lutto e nello sgomento molta parte del Regno.

La mattina del 28 febbraio c’era per Toledo un’animazione maggiore del consueto, e gruppi di curiosi, affollati innanzi a piccoli manifesti ufficiali, leggevano questo decreto:


FERDINANDO II.
per la grazia di dio
re del regno delle due sicilie,
di gerusalemme ec.
duca di parma, piacenza, castro ec. ec.
gran principe ereditario di toscana ec. ec. ec.


Essendosi la Provvidenza benignata di accrescere di novella prole 1a Nostra Real Famiglia, ed annuendo ai consigli amichevoli dei Governi di Francia e d'Inghilterra, e volendo come per lo passato secondare i moti del Nostro cuore paterno, abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue:

Art. 1. Accordiamo piena amnistia per tutti i detenuti politici giudicati o giudicabili.