Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/286

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creò dal nulla il suo patrimonio in circa mezzo secolo di lavoro perseverante e sagace, e di economia rigorosa. Era nato per eccellere dovunque rivolgesse la sua attività e il suo ingegno; e se invece di svolgere la sua azione nell’antico Regno, e più nella piccola Cerignola, centro delle sue operazioni nelle Puglie, avesse avuto per campo l’Inghilterra o l’Olanda, avrebbe accumulata una sostanza anche più cospicua. Io conobbi questo singolare vecchio un anno prima della sua morte. Giuseppe Pavoncelli, deputato al Parlamento, e già ministro de’ Lavori Pubblici, fu il braccio destro del padre; da giovane, fece il sovrastante ai magazzini di grano a Barletta, e s’arricchì da sè stesso della geniale cultura onde è dotato. Il più grande impulso alla trasformazione agricola in Puglia è merito del padre e del figlio. Quando videro che, per le mutate condizioni del mercato dei grani, la Russia, l’India e l’America, riversavano nell’Europa torrenti di cereali, e che perciò il commercio di questi era finito, si volsero allo acquisto di terreni; e duemila ettari di terra trasformarono in un solo vigneto, con stabilimenti enologici, come non ne ho visti in Francia. Oggi la casa Pavoncelli è la maggiore produttrice di vini nel mondo.


Nella gran dogana si accentrava tutto il movimento delle mercanzie; al "Molo piccolo„ si negoziavano le frutta; al Mercato, al Carmine, le frutta secche ed i legumi; a Portanolana, la crusca e le carrubbe — sciuscelle — e si negoziavano pure i grani provenienti per via di terra, e perciò detti "della Vatica„. Interessante era il commercio dei carboni, per massima parte provenienti dalla costa romana, insieme alle fascine, che anche oggi occorrono largamente per provvedere ai numerosi forni della città. Questo commercio era nelle mani di un tal Papaccio, nel quale si raccoglievano tutte le furberie del mestiere. Le fascine venivano con legnetti da cabottaggio, che caricavano sulla costa, da Terracina a Orbetello, ogni derrata, dal carbone all’olio. I facchini si chiamavano "scaricanti„ e tra essi la camorra reclutava i suoi migliori aggregati. Questi però costituivano la plebe, perchè la classe aristocratica dei facchini era quella, che scaricava merce al Mandracchio e carbon fossile al "Molo grande„; e stimavasi buon posto e miglior fortuna il farne parte. Il commercio del carbone s’andava sempre più sviluppan-