Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/337

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CAPITOLO XVI


Sommario: Le tre Università dell'Isola — I tre Cancellieri — I professori di maggior fama — Sampolo, Pantaleo e Gorgone — Quel che si richiedeva per essere levatrice — Monsignor Crispi e l’architetto Giachery — Altri professori — Gli studii privati e gli studenti — Il Municipio di Palermo — L’ultimo bilancio dal 1856 al 1860 — Alcuni particolari caratteristici — Le spese di culto — Gli ultimi pretori — Il principe di Galati — Alcuni sindaci dei nuovi tempi — Confronti — La bonifica di Mondello — L’Università di Catania — Professori e studenti — Una curiosa lettera dell’intendente Panebianco — L’Università di Messina e i suoi insegnanti.


La Sicilia aveva tre Università, a differenza delle provincie continentali, le quali ne avevano una sola. Le Università di Sicilia contavano gloriose tradizioni, ed hanno avuto recentemente qualche storico di valore. Dal 1849 al 1860 le tre Università ebbero insegnamenti incompleti, e soltanto quella di Palermo contava un numero discreto di studenti perchè poteva accoglierne da quattro provincie, mentre l’Università di Catania raccoglieva quelli di Catania e Siracusa, e Messina solamente quelli di Messina. Benchè a Palermo convenissero gli studenti di quattro provincie, nondimeno il loro numero di rado superò i 500, fra tutte le cinque facoltà; anzi nell’anno scolastico 1853-54 furono 407, nel 1854-55, forse a causa del colera, discesero a 364. Il maggior numero era di studenti di diritto; scarsissimi quelli di filosofia e lettere; irrisorio il numero degli studenti nella facoltà di teologia. Il giovane clero preferiva l’insegnamento dei seminari, benchè all’Università insegnasse diritto canonico quell’abate Crisafulli