Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/362

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dell’Arpa Lucana e autore delle famose ottave sulla tomba di Alessandro Poerio, tale pentimento o rimorso, che ne mori di crepacuore, si disse, nel Natale del 1859.

Poi avrà luogo la gran cantata,
Da Mercadante già musicata,
E della quale fé le parole

Niccola Sole.

Cosi mordacemente verseggiava Carlo Zanobi Cafferecci in una specie di satira, dopo che egli stesso aveva stampata nell’ Omaggio Sebezio, volume di occasione per festeggiare il matrimonio, un’enfatica ode alla sposa. Eccone un saggio:

Oh! bel connubio! Qual d’avventurosi
Giorni è promessa del Sebeto ai figli
Questo bel fiore, aggiunto ai gloriosi

Borbonii gigli!


Preparativi per il viaggio del Re nelle Puglie, e addobbi d’intendenze di palazzi di signori non vi furono, né dissipazioni di amministrazioni provinciali; che anzi, fino all’ultimo, l’itinerario fu tenuto segreto. Il Re stabili di compiere il viaggio in una quindicina di giorni, distribuendo le tappe cosi: da Caserta ad Avellino, da Avellino a Foggia, da Foggia ad Andria, da Andria ad Acquaviva, da Acquaviva a Lecce, da Lecce a Bari per l’andata; e per il ritorno: da Bari a Barletta, a Manfredonia, a Foggia, ad Avellino e a Caserta. Sarebbe stato ospite degli intendenti o dei vescovi, e mai di privati, anzi da nessuno avrebbe accettato colazioni o pranzi, così come fece nell’ultimo viaggio in Calabria. Aveva disposto che la cucina reale, col cuoco direttore Cammarano, facesse parte del seguito, portando tutto, anche l’acqua da bere in recipienti chiusi con lucchetto, perchè il Re era abituato a bere l’acqua detta del Leone di Posillipo. Gl’intendenti e i vescovi erano persone di sua assoluta fiducia, anzi dal Mirabelli, intendente di Avellino che sapeva a lui devotissimo, accettò un’ospitalità completa. Al Re erano poi fedelissimi il vescovo di Andria, Longobardi e l’arciprete mitrato di Acquaviva, Falconi.

Le carrozze da viaggio erano sei: tre di Corte e tre postali. L’amministrazione delle poste provvide al servizio dei cavalli. Il marchese Targiani e i fratelli, Maldura avevano l’appalto del