Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/455

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Bisignano e il Ramaglia ne parlarono alla Regina, la quale sulle prime recisamente si rifiutò; ma insistendo quelli a dichiarar necessaria l’operazione, dovendo il corpo restare esposto più giorni, fu chiamato Capone, il quale, con Ramaglia e Rosati, persuase Maria Teresa che per l’imbalsamazione bastava una piccola incisione alla carotide. La Regina credè alle parole dei medici e consenti, ma da Capone si fece promettere che a nessun patto si sarebbe aperto il cadavere. Così si chiuse la giornata del 22 maggio.

La sera di quel giorno, il Giornale Ufficiale in supplemento straordinario annunziava la morte del Re, facendo precedere l’elogio del Sovrano estinto da questi strani periodi: “La parola in noi sì pronta all’impulso del dovere, or lo seconda a fatica. Mentre le lacrime ci solcano il volto, mentre la funerale caligine di tanta morte si addensa su la Reggia, su la città e sul Reame, noi non potrem dire che del proprio e dell’altrui pianto. La profonda costernazione della Real Famiglia, il nome augusto di Consorte, di Padre, di Fratello ripetuto fra’ singulti intorno alla spoglia mortale del gran Monarca, l’eco dolente che agli amari pianti della R. Corte rende dolentissima la popolazione, sdegnano ogni detto, che di cordoglio non sia. Deh! poichè scriver dobbiamo, la Religione ci regga la penna, un raggio della luce superna ci rischiari la tenebria in cui siam caduti„.


La mattina seguente, Capone andò a Napoli a provvedersi degl’istrumenti necessari per l’imbalsamazione. A Napoli pregò il dottor Davide Panzetta, suo amico e chirurgo di marina anche lui, di volerlo aiutare nella delicata operazione. La mattina del 24, eseguirono l’iniezione alla presenza di Rosati, di Ramaglia e di Leone. L’iniezione per la carotide fu compiuta senza difficoltà, e l’imbalsamazione riusci completamente, tanto che il volto del Re riprese quasi il suo aspetto naturale e la decomposizione si arrestò.

Nello stesso giorno, invitato dal principe don Sebastiano di Spagna, andò a Caserta il pittore Domenico Caldara, per ritrarre le ultime sembianze del Re morto. Fu subito introdotto nella camera, dove trovò due soldati di marina, che custodivano il cadavere e di tanto in tanto lo scoprivano per ripulirne con un piumino, che prima bagnavano in un disinfettante, le pia-