Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/57

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di Calabria, dal conte di Trapani e dal principe di Satriano, per godere lo spettacolo della città illuminata. Lampade di cristallo pendevano da tutti i balconi e le botteghe erano illuminate a cera. Sul piano di Sant’Agata sorgevano quattro trofei e altri quattro in piazza dei Quattro Cantoni; e fra i trofei, tele colorate a trasparente. Altro grandissimo trasparente era sul palazzo di città e rappresentava, in misura quasi doppia del vero, Ferdinando II. "Quella grande effigie — leggesi nell’accurata e inedita cronaca dell’avvocato Benedetto Cristoadoro — appariva, da lontano, come quella del Nume tutelatore che vegliava sulla città„. Mentre si tornava al monastero, giunta la carrozza al piano di Sant’Agata, da tutti i punti della piazza s’innalzarono a un tempo globi luminosi e si accesero fuochi. La folla si accalcava attorno alla carrozza del Re, acclamandolo pazzamente. Lasciò Catania a mezzanotte. Ebbe, lungo il percorso, altre rispettose accoglienze ad Acireale, a Giarre, a Giardini, a Letoianni, a Fiume di Nisi. La strada era perlustrata dai militi a cavallo, che fecero in quell’occasione un servizio perfetto. Durante le sette ore di viaggio, il Re non chiuse occhio; accolse benevolmente le numerose deputazioni che incontrò per la strada e giunse a Messina alle 7 del giorno 26. Vi entrò fra i due capitandarmi Raimondo e Saverio Pettini, i quali cavalcavano ai lati della carrozza. Riposò quattro ore, alle 11 e mezzo senti la messa, e dopo aver ricevuto altre deputazioni, andò, per la strada del Ringo, al piccolo tempio della Madonna della Grotta e assistette alla benedizione.

Un curioso aneddoto della dimora di Ferdinando II in Messina riguarda il percettore delle imposte, Francesco Marchese, un brav’uomo, popolare per la sua eloquenza enfatica. Egli si accostò al Re, gridando: "Maestà, grazia„. E il Re, che lo conosceva: "Oh, Marchese, mi ricordo di tuo padre; era un galantuomo; e tu che vuoi?„ "Maestà — riprese lui — dovete riparare a una ingiustizia: alla tassa sulle finestre„ — "Non l’ho messa io, ve l’avete posta voi stessi„. — "Sì, Maestà, rispose il Marchese; ma tanto paga la casupola del povero, che ha una o due finestre che il palazzo di V. M.; inoltre Messina ha un forte attrasso di fondiaria, come debbo riscuoterla io? debbo vendere i pagliericci della povera gente?„ "Bene, bene, disse il Re, fammi una do-