Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/66

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Palermo con l’aureola di conquistatore, aveva assunto, forse per necessità di governo, un po’ il contegno da Re. Ferdinando II, sospettosissimo, da principio celiava con lui chiamandolo Re Carlo o Carlo IV, ma poi cominciò ad esserne stranamente seccato e finì per dar causa vinta al Cassisi, mettendo il Filangieri nella necessità di dare e ripetere la sua rinunzia. Nel 1835 aveva usata maggiore durezza con suo fratello, il conte di Siracusa. Per suggestione del Franco, allora ministro di Sicilia a Napoli, egli credette che il giovane vicerè cospirasse con gli autonomisti per divenire Re dell’Isola, e bastò questo sospetto per richiamarlo senza complimenti.


Aspra ed astiosa fu la lotta tra Filangieri e Cassisi. "II ministro per gli affari di Sicilia — scriveva il Filangieri nelle sue memorie — avea un potere sì, ma sventuratamente era quello di fare opposizione alle proposizioni del luogotenente, rappresentandole al Re con osservazioni contrarie. Se Cassisi abbia fatto uso di questo potere, val la pena di dirlo nell’interesse della storia, e perchè si comprenda quanto sia costato di pena e di travaglio al governo siciliano quel poco di bene che si è fatto, e quanto maggiore se ne sarebbe conseguito senza le contradizioni, le sofisticherie e le male arti del ministro residente in Napoli„.1

Primo atto del nuovo ministro di Sicilia a Napoli fu quello di consigliare il Re a non permettere che si ricostituissero le compagnie d’armi, e a non approvare alcune nomine di funzionarii, presentati dal luogotenente, sul quale cominciò ad esercitare — son parole del Filangieri — una "perenne, sospettosa, inquisitoriale investigazione„. L’opposizione di Cassisi agli amici e ai collaboratori del luogotenente fu sistematica. "Per notare alcuni nomi — scrisse il Filangieri — spietatamente perseguitati da lui, comincerò dal cav. don Gioacchino La Lumia, uno dei più eminenti giureconsulti, a cui fè accanita guerra, fin che egli fa obbligato di lasciare il ministero della giustizia, che gli era stato affidato dopo la restaurazione; fece guerra al cav. Lima, dotto giurisperito ed ottimo amministratore, ch’ei volle ostinatamente tener lontano dagli ufficii importanti, perchè quando

  1. Archivio Filangieri.