Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/112

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o disonesto. C’era il vecchio soldato di Napoleone, con la medaglia di Sant’Elena, circondato dal rispetto dei giovani, ai quali raccontava gli episodii delle campagne di Russia e di Germania; c’erano i soldati e i vecchi funzionarli di Murat, i quali serbavano un vero culto alla memoria dell’infelice Re e sopravviveva qualche reduce di Antrodoco, che narrava la fuga con immagini umoristiche. Ricordo che uno di questi, già vecchio ai tempi della mia gioventù, descriveva quella fuga con un’immagine scultoria:“ad un tratto, egli diceva, all’apparire della cavalleria austriaca, dei soldati nostri non si videro che culi e tacchi„. C’erano i filodrammatici e i filarmonici, e gli strumenti musicali più adoperati erano il violino, la chitarra francese e il flauto. Non fu prima del 1860 che si generalizzarono i pianoforti. Nel carnevale del 1857 don Acentino Mayo, ricevitore generale di Chieti, in occasione di una gran festa da ballo, cui apri le sue sale, fece venire un magnifico harmonium a sedici registri, e fu il primo che si vedesse, e per molti anni rimase il solo in tutto l’Abruzzo. C’era il poeta, che scriveva sonetti per nozze, per battesimi o per morti, e l’epigrammista burlone, che metteva fuori le satire anonime e mandava gì’ inviti ai tipi più curiosi, o perchè si ritrovassero a pranzo da un comune amico, o corressero da un altro in fin di vita, o montassero la guardia al sepolcro di Gesù il giovedì santo, e rammentassero di far bene la caduta all’intonazione del Gloria, nel sabato santo. Il sepolcro di Gesù era una vera rappresentazione teatrale. Il sabato santo, quando il celebrante intonava il Gloria e si scioglievano le campane, le figure di cartone, che stavano a rappresentare i soldati di guardia al sepolcro e che volgarmente si chiamavano giudei, venivan fatte cadere a terra. Di qui lo spirito dello scherzo, anche più salace per il fatto, che il volto dei giudei era quanto di più brutto si potesse immaginare. E vi erano infine due altri tipi caratteristici, quello dell’avaro sfarzoso e del cacciatore abile. La caccia era lo sport più di moda. Naturalmente, alcuni di questi tipi pagavano un larghissimo tributo, in varie forme, all’iperbole; e uno dei divertimenti più graditi era l’ascoltare le imprese di caccia, con relative straordinarie bravure di cani, di tiri e di prede.


Una famiglia ricca non si concepiva senza la carrozza e senza alcune condizioni esteriori, nella vita e nelle abitudini.