Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/118

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toposte a riprova dagli ufficiali che accompagnavano il Re. La prova però non riuscì, essendosi verificato che le cifre, date dal Nobile, erano di molto superiori alle vere. Egli spalancò gli occhi, contrasse la bocca e parve impazzasse. Il Re ne ebbe pietà e lo incuorò dicendogli: “Ripensa bene„. Egli tacque per pochi istanti, tenendo gli occhi fissi sui numeri scritti dagli ufficiali. Ad un tratto ruppe in un urlo di gioia e, balbettando, esclamò: “Voi, voi non avete calcolati gli anni bisestili, con le differenze delle ore„ . Gli ufficiali rifecero i calcoli e riconobbero che Nobile aveva ragione. Il Re gli concesse sei ducati al mese, vita durante. Fatto adulto, non ebbe fortuna, e in quegli anni era bidello del collegio, mangiava e dormiva pochissimo, e il suo maggior divertimento nei mesi di vacanza era quello di girare i paesi della provincia, per visitare i suoi compagni. Mori dopo il 1860.


Il 1799 e il 1848 avevano lasciato ricordi incancellabili di spavento. Il gran numero di prigionieri politici, e quello cosi sterminato, di “attendibili„ che non vi era comune o borgo che non ne avesse, teneva la gente in grande paura. I pochissimi che cospiravano, davano di certo prova di grande coraggio. Nessuno credeva possibile una rivoluzione; nessuno sognava che la dinastia dei Borboni, ritenuta incrollabile, potesse cadere ad un tratto, e nessuno immaginava la morte di Ferdinando II, a 49 anni. L’unità italiana veniva ritenuta un sogno di settarii; e i cittadini più eletti, che avevano nel 1848 applaudito al nuovo ordine di cose, erano in carcere o iscritti nella lista degli attendibili, la quale si divideva in tre categorie. Appartenevano alla prima i capi del partito liberale e i più compromessi con discorsi o con atti; alla seconda, i liberali meno ardenti e meno compromessi; alla terza, i gregarii, fra i quali si noveravano semplici operai, bottegai ed anche contadini illetterati. L’attendibile era soggetto alla sorveglianza della polizia; gli era vietato di allontanarsi dalla sua residenza senza permesso dell’autorità politica, e se erasi dedicato all’insegnamento, gli era proibito di tenere studio privato; se uomo di affari, di prender parte a pubblici incanti. La vigilanza, nei capiluoghi di circondario di provincia, era esercitata severamente dalle autorità di polizia e dalla gendarmeria. A Chieti, ancor più del reggimento di