Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/120

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presidente il vescovo, e metà dei consiglieri erano ecclesiastici tutti di fiducia del vescovo. Nella provincia di Terra di Lavoro si verificava una singolare anormalità. Il vecchio tenente generale Pietro Vial, comandante le armi, che abitava nella Reggia di Caserta e conferiva direttamente col Re, esercitava anch’egli la polizia. Senza curarsi dell’intendente, ordinava ai sottointendenti e agli ispettori carcerazioni, scarcerazioni ed anche confini, a suo piacimento.

Poca vita nei caffè, maggiore nelle farmacie; pochissimi ricevimenti privati; piuttosto frequentati gli spettacoli teatrali, ma sottoposti a ridicola censura. Le casine, i circoli e i clubs non nacquero che coi nuovi tempi. Di carnevale erano generali i balli, detti festini, e quelli popolari erano chiamati a Lecce debosce, e a Chieti tresconi, divertentissimi.

Le ragazze andavano in un monastero o in qualche istituto del capoluogo, e le più ricche nei vecchi educandati di Napoli, ma il maggior numero rimaneva a casa ed apprendeva il leggere e lo scrivere da maestre paesane. Era però bandito il pregiudizio dalle classi civili di non dare alcuna istruzione alle ragazze. I giovani, tornati da Napoli, solevano prender moglie e mettevan su casa ed esercitavano la professione; ma i più ricchi, prendendo esempio dal Re e dai principi reali, ostentavano per le lettere e per i letterati un volgare disprezzo, per cui altra fonte di inimicizie era la rivalità fra ricchi ignoranti e persone istruite, ma senza fortuna; e il governo, che poggiava tutto il suo edifizio sulla possidenza, preferiva nelle cariche pubbliche quelli a questi, ma soprattutto diffidava dei ricchi divenuti poveri, perchè riteneva che fra loro si annidassero, a preferenza, i liberali. E liberale per Ferdinando II era anche sinonimo di spiantato e nemico della pace sociale.


Negli ultimi tempi la cultura divenne più diffusa. Quasi ogni capoluogo di provincia aveva un negozio di libraio, e alcune opere, come la Storia Universale di Cantù, l’Enciclopedia popolare e la guerra di Crimea, e geografie e atlanti e opere giuridiche ebbero fortuna. Divenne un mobile più comune la libreria, dove si vedevano allineati i volumi, con buone rilegature. Più tardi vennero di moda le edizioni Le Monnier e le belle edizioni francesi illustrate. Si leggeva e si studiava di