Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/125

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d’armi, ma non il permesso di cacciare. Nei piccoli paesi il capourbano era l’uomo più temuto dopo il giudice regio, perchè vigilava, riferiva, denunziava, dava informazioni al giudice, all’intendente o al sottointendente, ma non aveva neppur lui l’obbligo dell’uniforme, per cui, compiuta la rivista, egli non sapeva che cosa fare della sciabola.

Quasi non si sentiva nessun bisogno pubblico. L’igiene si trascurava in modo che le condizioni della maggior parte dei comuni, ma singolarmente dei più piccoli, erano orribili addirittura. Non fogne, non corsi luridi, non cessi nelle case, scarso l’uso di acqua, dove c’era naturalmente; quasi nessun uso, dove non c’era. Poche le strade lastricate o acciottolate, pozzanghere e fanghiglia nelle altre, e in questo gran letamaio razzolavano polli, e grufolava il domestico maiale. Bisogna ricordare che nei paesi meridionali, generalmente, i contadini vivono nell’abitato, nella parte vecchia, ch’è quasi sempre più negletta e fomite di malattie infettive. Ma tutto ciò sembrava così naturale, che nessuno se ne maravigliava; e se, di tanto in tanto, si compiva qualche opera pubblica, era piuttosto un abbellimento o una superfluità. La povera gente era abbandonata a sè stessa, mentre il galantuomo, o aveva le case sulla strada principale, ovvero innanzi al suo portone si faceva costruire un metro di lastricato, per suo uso personale. I municipii, come si è detto, non avevano mezzi.

Non il principe, non le autorità si maravigliavano di un simile stato di cose. Ferdinando II aveva percorse più volte le Provincie, e le condizioni moralmente e socialmente miserrime, le vedeva, ma non le intendeva. Se non rivolse mai le sue cure alla capitale, non era sperabile che le rivolgesse alle Provincie. Certi bisogni erano superfluità per lui; gli bastava ordinare la costruzione di una nuova chiesa o convento, per credere di aver così appagato il voto delle popolazioni. Negli ultimi tempi manifestò una certa energia nel volere la costruzione dei cimiteri; ma in tanta parte del Regno, di qua e di là dal Faro, anche dopo di averli costruiti, si seguitò a seppellire i galantuomini nelle chiese e a buttare la povera gente nelle “fosse carnarie„. Anche innanzi alla morte l’eguaglianza civile era una parola senza significato!


Ecco in breve la vita delle provincie col suo male e col suo bene, come tutte le cose umane, ma che rispondeva ad una con-