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Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/197

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lione, a promuovere dimostrazioni e subbugli per le strade, a spargere cartellini umoristici contro la polizia, a tener vivo insomma il fuoco della rivolta. Un giorno si dava l’ordine di non doversi andare per via Toledo, e nessuno vi andava; un altro giorno, che tutti dovessero andare in via Macqueda e tutti vi correvano; un altro giorno, che non si dovesse giocare al lotto e nessuno giocava. Messineo aveva una tipografia clandestina, che a Maniscalco non riusci di scoprire. Forse ebbe dei sospetti per La Loggia ma non osò toccarlo, perchè questi, come ho detto, aveva curato qualche tempo prima un figliuolo di lui; ma un giorno corse anche voce che La Loggia fosse stato tradotto in arresto, ma fu voce destituita di fondamento.

Tale era lo stato degli animi, quando si seppe che Rosolino Pilo era sbarcato a Messina, dopo un fortunoso viaggio. Pilo aveva a Palermo amici, parenti e partigiani in gran numero: era un patrizio di famiglia retriva, audacissimo, simpaticissimo e mazziniano ardente. Da Messina potè condursi nelle vicinanze di Palermo, all’Inserra, presso i Colli, dando prova di un’audacia che ha dell’inverosimile. Egli era col Corrao e qualche altro compagno. Marinuzzi ne fu avvertito e andò a trovarlo, e insieme si scambiarono più timori che speranze. Le squadre tenevano ancora le montagne, ma erano stremate di numero e di fede, e alcune si erano sciolte. Pilo confidò a Marinuzzi che tra pochi giorni Garibaldi sarebbe sceso in Sicilia, e che perciò bisognava tener alto ed eccitato lo spirito pubblico, e impedire a qualunque costo che le ultime squadre si sbandassero. La venuta di Garibaldi, egli disse, avrebbe riacceso il fuoco e aveva ragione. Senza Garibaldi, che era stato invocato dai patrioti di Palermo e di Messina fin dall’anno innanzi, quando era alla Cattolica, qualunque altro tentativo sarebbe stato pazzo. “Noi, mi scriveva Casimiro Pisani, lo pregammo pregandolo di veder modo come portare quei suoi volontari in Sicilia, dove il terreno era preparato, lo spirito pubblico eccitatissimo, e il suo arrivo avrebbe fatto divampare l’Isola intera. Garibaldi ci rispose, accennando brevemente le ragioni, per le quali non poteva fare ciò che da noi si chiedeva e terminando colla seguente promessa: “Fate che in un angolo della vostra Isola sventoli una bandiera italiana, e siate sicuri che io ed i miei amici accorreremo ad aiutarvi„. Questo fatto, conchiudeva il Pisani, lo asserisco sulla mia pa-