Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/275

Da Wikisource.

— 267 —

di nessuno, se apparisce in quelle pagine mediocrissimo uomo, senza ombra di coscienza politica.


Il terrore aveva invasa la Reggia. La Regina madre se ne andò a Gaeta coi figliuoli e col padre Borrelli, imbarcandosi al Granatello, a bordo della Saetta, comandata dal fido Raffaele Criscuolo. Fuggirono i gesuiti, e parecchi dignitarii di Corte, tra i quali il principe di Bisignano. Il Re era calmo e sorridente, e pareva tranquillo delle sue sorti. Maria Sofia continuava la sua vita di prima, e faceva i suoi bagni e relativo zumbo, nelle acque del porto militare. Alcuni anni dopo, donna Nina Rizzo diceva ai suoi intimi, che la sola a non aver paura, in quei momenti, fu la Regina. La Rizzo ne aveva guadagnato interamente l’animo; e Maria Sofia la colmava di doni, come di doni colmava anche la figliuola maggiore di lei, che spesso si vedeva passeggiare nella Reggia con abiti di lusso, regalatile dalla Regina. Un giorno, fu veduta traversare Toledo in ricchissimo abito bianco da ballo, e tutti si domandavano chi fosse quella ragazza stravagante. Nella Reggia le stranezze della piccola Rizzo, la quale non aveva quindici anni, erano anche maggiori e muovevano il riso: unica nota amena, fra tanta tristezza. Francesco II, il quale non aveva simpatie per la Rizzo, non riusci mai ad ottenere dalla Regina che ne moderasse il contegno.