Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/341

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CAPITOLO XVI


Sommario: L’insurrezione nelle provincie — Il Comitato di Basilicata — Gl’insorti a Potenza e l’intendente Nitti — Documenti inediti e postume rivelazioni — Il Comitato di Cosenza — Discorso di Donato Morelli — Il Comitato di Terra di Bari — Strano tipo di Sottointendente — Movimenti in Abruzzo — Gl’insorti d’Avellino e la reazione di Ariano — La legione del Matese — Il Comitato di Benevento — Il decreto che dichiara decaduto il governo temporale del Papa — Aneddoti — Il clero rivoluzionario — Rapporti di intendenti e sottointendenti — Relazioni del comandante di Altamura, dell’intendente di Lecce e del sottointendente di Vallo — Garibaldi in Calabria — La presa di Reggio — Un biglietto caratteristico — La morte del colonnello Dusmet — Inazione di Vial, di Briganti e di Melendez — Vial in casa Gagliardi — Leggerezze e volgarità — Un motto di De Sauget — Giovani ufficiali che disertano e partono per il Piemonte — I capi delle bande insurrezionali — La marcia di Garibaldi — Lo sbandamento di Soveria e il telegramma d’Acrifoglio — Il generale Flores in Puglia — Sua marcia avventurosa per Napoli e suo arresto a Grottaminarda — Disordini e confusione — Il governo perde la testa — Il Consiglio di Stato del 25 agosto — Gravi parole di Antonio Spinelli e di Carrascosa — Le incertezze del Re e dei ministri — Maria Sofia — Si respinge l’offerta di Girolamo Ulloa — Precedenti dubbii di questo generale — Le dimissioni del ministero — Tentativi per formarne un altro — Nessuno accetta — Pianell e Ischitella — Pianell lascia Napoli — Don Liborio Romano e il suo “memorandum„ — L’opera sua — Fu un traditore?


Prima ancora che Garibaldi e Bixio, nella notte sopra il 20 agosto, sbarcassero a Melito; e Cosenz e Assanti, all’alba del 22 sbarcassero a Favazzina, tra Scilla e Bagnara, la rivoluzione era matura nelle popolazioni calabresi e lucane. Il Comitato insurrezionale di Basilicata, il quale aveva sede a Corleto, giunti che furono colà Boldoni, Albini, Mignogna e Lacava, proclamò, la sera del 16 agosto, in casa Senise, la rivoluzione, al grido di Garibaldi dittatore, Italia e Vittorio Emanuele; affidò il comando delle forze