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Raggi catodici 101


Sulla natura di questi raggi, che per uscir dal catodo vennero detti raggi catodici, si è discusso per molto tempo. Secondo alcuni, fra i quali erano specialmente fisici tedeschi, i raggi erano vibrazioni dell’etere, analoghe a quelle della luce; secondo altri, e specialmente fisici inglesi, essi erano corpuscoli elettrizzati negativamente che uscivano dal catodo e possedevano una grande velocità.

Le ricerche successive hanno convalidato la seconda ipotesi ed escluso la prima. La deviazione che i raggi catodici subiscono per effetto del campo magnetico è appunto quella che si deve avere per corpuscoli carichi negativamente.

Se immaginiamo il cammino dei corpuscoli negativi orizzontale da Est verso Ovest, e il campo magnetico orizzontale da Nord verso Sud, la forza che fa deviare i corpuscoli dal loro cammino è verticale e diretta verso il basso, secondo la nota legge del Fleming. Ora tale è appunto la deviazione che subiscono i raggi catodici.

Inoltre il Perrin1 ha dimostrato che se i raggi catodici cadono sopra una lamina metallica comunicano ad essa una carica negativa.

Finalmente i raggi catodici sono deviati anche da un campo elettrostatico. Il Thomson riuscì a dimostrarlo adoperando un tubo a gas molto rarefatto. L’esperienza presente nel tubo ionizzandosi diviene conduttore e il campo elettrico non esiste più. Nell’esperienza del Thomson vengono disposti nell’interno del tubo e parallelamente al cammino dei corpuscoli due piatti metallici collegati con i due poli di una batteria; i raggi catodici vengono deviati, e precisamente attirati dal piatto positivo.

  1. Perrin, C. R., t. CXXI, p. 1130 (1895).