Pagina:La gioventù di Caterina de' Medici, 1858.djvu/130

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444 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.

perduto. Conobbe cbe gli era mancata la riputazione, e che non poteva più fare provvisione di denari che bastassino a reggere tal guerra; e benché amassi assai la città di Firenze, amava più sé medesimo. E però contW a quello che era dirittamente contro all’intenzione sua, conunciò a lasciarla aggravare oltremodo di denari; e questo fece per provare, se questo rimedio gli bastasse; giudicando, che se egli si salvava non gli mancherebbe modo a soddisfarla de’ danni patiti; e quando egli rovinasse, non gli pareva inconveniente metterla ih pericolo che insieme seco andasse in rovina.» E Francesco Guicciardini, il quale, al par del Vettori, era nella confidenza del Papa, e ben lo aveva conosciuto, e in tempi anteriori aveva detto di lui che egli stato sarebbe molto sottile nel fingere, e nel destreggiarsi, quando non lo avesse dominato la paura, termina la sua grande opera storica colle parole seguenti: «Pontefice esaltato di grado basso con ammirabile felicità al pontificato, ma in quello provata for^ tuna molto varia; ma se si pesa F una e T altra, molto maggiore la sinistra, che la prospera. Perchè quale felicità si può comparare alla infelilicità della sua incarcerazione, all’avere veduto con sì grave eccidio il sacco di Roma, all’essere stato cagione di tanto esterminio della sua patria? Morì odioso alla Corte, sospetto ai Principi, e con fama più presto grave ed odiosa, che pia