Pagina:La gioventù di Caterina de' Medici, 1858.djvu/132

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446 LA. GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.

parole sarebbersi potate rovesciare trattandosi del suo cugino e successore , ognorachè Clemente guadagnato avesse in reputazione di bontà quel t)he egli perse nella opinion generale in concetto di avvedutezza. Ma fu sua dura sorte il. perdere nelFuno come nell'altro.

£ non erano i soli fiorentini che a lui • facessero i più severi, ma giusti rimprocci. Un prelato francese, Gabriele di Gramont, pid volte nominato, spedito dal Re al Papa nella prima- vera dell'anno 4530, parlandogli non come am- basciatore, ma come cristiano, come ecclesia- stico, come vescovo, lo dovè avvertire della ruina che attirava sulla sua patria, sul mondo e sulla Chiesa: — un prelato francese dovè rimostrare a un papa italiano, che nelF impresa sua contro la patria non avrebbe procacciato a sé né vantaggio né onore : a lui come vicario di Cristo non si da- rebbe più retta; a lui, come principe, non si porte- rebbe più rispetto: ei preparerebbe il terreno agli avversari della Chiesa, e corromperebbe per qual- che secolo il sacro collegio. Al che Clemente altro non seppe rispondere che queste parole disperate : Vorrei non ci fosse stata mai una Firenze! — Ecca quel che i diplomatici e gli storici contem- poranei intendevano pel cuore misero e freddo di Giulio de' Medici. •'

TaF era Clemente VII. Ora se si rifletta alla parte che al Papa toccava nella politica ita-